5 motivi per vedere LA SPOSA BAMBINA al cinema

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La sposa bambina di Khadija Al Salami, appena uscito nelle sale, è da vedere.  Se non siete convinti, vi dò 5 buoni motivi:

1- La sposa bambina È una storia vera, purtroppo: Nojoom, bimba yemenita di 10 anni, ha veramente chiesto il divorzio in tribunale a Sana’a, suscitando grande scalpore anche nel suo Paese.  La sua famiglia, caduta in povertà, l’ha praticamente venduta per poter pagare l’affitto di casa. Suo padre, secondo, il film, era un brav’uomo, apparentemente amava sua figlia, ma l’ha ceduta seguendo i costumi tribali, senza pensare di compiere un gesto disumano: in fondo: il destino delle donne è sposarsi e fare figli. Ma Nojoom è ancora una bambina e il marito la violenta, senza neppure attendere la pubertà. Questa è pedofilia, non un matrimonio.

2 –La sposa bambina non sarà un capolavoro (è didascalico) ma è firmato da una regista donna e per giunta yemenita, la quale ha avuto un grande coraggio, che va premiato. Ci ha messo soldi di tasca sua per girare. Bravissima, Khadija Al Salami.

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3-La sposa bambina mostra i meravigliosi paesaggi yemeniti. Malgrado la durezza della vicenda raccontata, si è abbagliati dai colori, dalla luce, dai riti (la danza con le spade degli uomini per il matrimonio l’ho vista davvero, in un villaggio). E la magia di Sana’a, con le sue casa da fiaba. I luoghi sono meravigliosi.

4- La scena più bella di La sposa bambina: Nojoom riceve un anello d’oro in regalo dal futuro sposo. Nojoom è una bambina e non capisce cosa sta succedendo. Con una sua amichetta, va da un orefice e lo vende. E con il denaro ricavato si compra una bella bambola parlante, che ha sempre sognato.

5- Il messaggio di speranza di La sposa bambina: grazie alla vittoria ottenuta in tribunale, Nojoom finalmente riesce ad andare a scuola, come le altre bambine della sua età. Il suo unico desiderio è vivere la sua vita di bambina, giocare, studiare e disegnare. Un desiderio che tante bambine vedono ancora spezzato.

La foto qui sotto, che ho visto pubblicata su Geo anni fa, ritrae una strana coppia in Afghanistan: l’uomo non è il nonno della bambina, è suo marito. Lo sguardo di lei trasuda ostilità nei confronti del suo violentatore (come chiamare diversamente un uomo adulto che abusa di una bambina, anche se in nome della religione e con l’autorizzazione della società?), la fatica di vivere, la rabbia. Nojoom ha cercato di suicidarsi, senza riuscirci: per tante spose bambine, la morte è preferibile alla violenza quotidiana, che non si ferma a quella sessuale. Sono vittime anche di abusi psicologici, e vengono per lo più usate come schiave  dalle suocere e dalle eventuali altre mogli del marito. Viene rubata loro l’infanzia e la vita.

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