Onore a NOOR INAYAT KHAN, la principessa che combattè i nazisti

Il busto di Noor Inayat Khan, collocato vicino alla sua abitazione londinese.

Sono rimasta affascinata dalla figura di Noor Inayat Khan – discendente del sultano Tipu detto la Tigre di Mysore – un paio di anni fa, quando mi sono casualmente imbattuta nella biografia scritta dalla giornalista e studiosa angloindiana Shrabani Basu, intitolata “Spy Princess”. Basu aveva fondato il Noor Memorial Trust e si stava battendo perché alla principessa fucilata dai nazisti a Dachau nel 1944 venisse tributato un riconoscimento alla memoria, per l’impegno in difesa dell’Inghilterra che le costò la vita.  Sono quindi stata felicissima di scoprire, qualche giorno fa, che Shrabani Basu ci è riuscita. Alla presenza della principessa Anna, la statua dedicata a Noor è stata inaugurata la prima settimana di novembre, alla presenza dei familiari e di ex agenti della RAF, corpo nel quale Noor militò con il nome di battaglia di Madeleine. È il primo monumento in Inghilterra a essere dedicato a una donna musulmana.

Un intenso primo piano di Noor, alias agente Madeleine.

Figlia di uno studioso sufi – l’ambito più colto e raffinato dell’Islam –  e di una giovane americana, Noor Inayat Khan (1914-1944) crebbe in un ambiente cosmopolita. Poliglotta, scrittrice per bambini e musicista, Noor è una giovane talentuosa. Con lo scoppio della guerra, lei e il fratello sono indignati di fronte all’aggressione nazista. E scelgono di mettersi in gioco.

Noor diventa radiotelegrafista e grazie alle sue conoscenze linguistiche, verrà spedita in missione nella Francia occupata dai nazisti. A rischio della vita, sarà lei a tenere in piedi una rete di contatto fra i resistenti francesi.

Braccata dai nazisti, consapevoli del suo ruolo vitale per la Resistenza, alla fine verrò catturata, tradita e venduta da una conoscente francese. Morirà a Dachau, a soli 30 anni. Torturata e abusata fino all’ultimo, perché tradisse. Ma la principessa indiana tenne duro fino alla fine. Una lapide nell’ex campo di concentramento ricorda il suo sacrificio. E da alcuni giorni, una statua nel cuore di Londra ricorda agli Inglesi questa “extracomunitaria” che lottò per la loro libertà.

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