RIGI: tre ragazze e una sorgente miracolosa

Fiori alpini all’esterno della piccola cappella di Kaltbad © Maria Tatsos

Sono reduce da un breve viaggio stampa nel cuore della Svizzera, a Lucerna, con l’obiettivo di scoprire una delle vette più panoramiche dell’arco alpino: il Rigi. Con i suoi 1975 metri di altitudine, non è certo una cima da scalata. E’ invece perfetta per i camminatori estivi che adorano vagare fra boschi e prati incantevoli… concedendosi una pausa gastronomica in uno dei vari punti di ristoro lungo il tragitto. E’ uno degli aspetti che adoro della Svizzera: oltre ai sentieri ben segnati, ci si può permettere il lusso di non portarsi dietro i panini: una fetta di torta si trova quasi sempre!

Uno dei tanti scorci panoramici dalla vetta del Rigi © Maria Tatsos

Da Rigi Kulm, che si raggiunge comodamente con un treno a cremagliera da Arth Goldau, si scende lungo un sentiero panoramico verso Rigi Kaltbad, dove Mario Botta ha realizzato una Spa (che merita una sosta). Gli scorci panoramici sono grandiosi: la foto qui sopra rende l’idea.

Da sempre, le vette delle montagne sono oggetto di leggende popolari e miti religiosi. In Asia, alcune cime himalayane sono sede di divinità; in Europa, l’Olimpo ospitava addirittura il consesso degli dei. A riprova che l’altitudine è sempre sinonimo di vicinanza al divino. In Svizzera, il vicino Pilatus era invece ritenuto infestato da un drago.

E dove non ci sono dei o demoni, i monti diventano rifugio di asceti e anacoreti. Anche il Rigi ha la sua leggenda. Nel Medioevo, tre fanciulle di Arth, concupite da un signorotto locale (c’è sempre un Don Rodrigo in agguato!) fuggirono per sottrarsi alle sue brame. Non sapendo dove andare, iniziarono a salire sul Rigi, finché raggiunsero un gradevole pianoro. Avevano fame e sete: una fresca sorgente e i frutti del sottobosco permisero loro di dissetarsi e sfamarsi. Il luogo era accogliente e sufficientemente isolato, quindi le tre ragazze decisero di fermarsi, costruire una capanna e vivere dedicandosi al lavoro e alla preghiera.

Nel luogo dove sgorga l’acqua che miracolosamente le dissetò oggi c’è una suggestiva cappella. A pochi passi, il minuscolo paesino di Rigi Kaltbad. Lo stabilimento termale (nella foto sotto) utilizza proprio le acque della sorgente, scaldate a 35 gradi. Ed è raggiungibile in funivia, da Weggis.

Il nuovo stabilimento termale progettato da Mario Botta © Maria Tatsos

Leggenda a parte, davanti allo spettacolo delle vette alpine più belle – da Rigi Kulm si vedono anche l’Eiger e lo Jungfraujoch – dei laghi e dei boschi sottostanti, non si può non provare un senso di quiete e di appagamento, che dalla vista si trasmette al cervello. E’ uno spettacolo grandioso, a 360 gradi e benché privo dalla potenza d’immagine che hanno i ghiacciai, è ugualmente suggestivo e capace di parlare al cuore. In una giornata di sole e vento, nel silenzio, qui sul Rigi è facile capire perché gli asceti abbiano sempre scelto di rendere grazie al divino – qualunque fosse il loro credo – dalle vette delle montagne.

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