I miei preferiti dal Far East Film Festival 13 – FLOATING LIVES
Non è un film facile, Floating Lives del regista vietnamita Ngyuen Phan Quang Binh. È una cruda rappresentazione della durezza della vita, della crudeltà umana e dell’odio che acceca e prevale su ogni altro sentimento.
La storia inizia con una prostituta, Suong, braccata e inseguita da un gruppo di donne inferocite. Siamo sul fiume Mekong, dove nella miseria imperante c’è chi conduce una vita nomade su una barca. Due adolescenti e il loro padre salvano Suong e la ospitano sulla loro casa galleggiante. I ragazzi sono gentili ma il padre Vo è un tipo strano, chiuso e aggressivo, in rotta con il mondo intero. Come si scoprirà, è stato abbandonato dalla moglie che amava, e in un attacco d’ira ha bruciato la sua casa, iniziando una vita da “zingaro del fiume” con i due bambini ancora piccoli..
Suong ne è attratta e con dolcezza cercherà di stargli vicino. Ma Vo ha chiuso il suo cuore per sempre e risponde a ogni sua gentilezza con aggressività e astio, come se provasse gusto a odiare e a essere odiato dal mondo intero, figli inclusi. Nel frattempo la diffusione dell’epidemia aviaria priva la famiglia della sua unica fonte di sostentamento: l’allevamento delle anatre e la vendita delle uova.
Non ci può essere happy end in un mondo così crudele: Suong se ne va, il figlio Dien muore, la figlia Nuong viene violentata e resta incinta. Per Vo è troppo tardi per espiare i suoi errori. Solo la ragazza, con la forza d’animo che anima da sempre le donne vietnamite, nascosta dietro un’apparente docilità, saprà percorrere la via del perdono e ricostruirsi una vita, per se stessa e per il suo bambino. Dando al padre una chance di ricominciare a vivere, insieme a loro due.
Il centro del film è evidentemente il dramma di Vo, segnato per sempre dal trauma dell’abbandono. Un uomo che si chiude in se stesso per non amare più e quindi non essere più ferito: un tema universale. Ma Vo si renderà conto, assistendo impotente allo stupro della figlia, che non si può mai veramente smettere di provare dei sentimenti. E questo evento tragico si tramuterà in un’opportunità di cambiamento.
Lo scenario del film è sublime. Pur nella loro ripetitività, i paesaggi fluviali e palustri del delta del Mekong in cui si muovono i protagonisti sono un microcosmo selvaggio di grande fascino, perfetto per accentuare il senso di isolamento interiore e di solitudine di Vo.
Il film è stato tratto dal romanzo Boundless Rice Field di Nguyen Thi Ngoc Tu e in Vietnam si è rivelato un blockbuster.