Nella Valle del Lanza sulle tracce degli SCALPELLINI
I più famosi sono i Magistri Cumacini: muratori, costruttori, artisti che lavorarono in Lombardia, ma anche all’estero. Poi ci sono i maestri intelvesi della scagliola, e i maestri campionesi, artisti e scultori. Pensavo di aver esaurito il repertorio delle maestranze provenienti dall’Insubria comasca e dintorni, ma ho scoperto di sbagliarmi. Mi mancavano gli scalpellini specializzati nella lavorazione della pietra molera, o arenaria, estratta in un territorio oggi diviso fra le province di Como e Varese: la valle del torrente Lanza.
Abbiamo notizia che nella valle del Lanza nel 1891 c’erano 15 cave attive che impiegavano oltre un centinaio di operai. Da secoli, si estraeva l’arenaria, un roccia dura ma non troppo, più facile da scolpire di rispetto ad altri materiali lapidei. Era perfetta per stipiti, cornici di caminetti, capitelli, sculture, colonne. La usavano i Celti, e dopo di loro i Romani, e poi dal Medioevo in poi fu usata nel Lecchese e nel Ducato di Milano. Le cave della Valle del Lanza contribuirono alla realizzazione di quel gioiello che è Castiglione Olona. Nell’Ottocento la pietra molera era usata anche per realizzare macine da mulino e mole per affilare lame. A Malnate fu costituita una Società Anonima Cooperativa Lavoranti Scalpellini.
Negli anni Trenta del secolo scorso è iniziato il declino di questa attività estrattiva. Il suono degli scalpelli in queste enormi cavità create nel tempo dal lavoro umano ha smesso di sentirsi. E la natura della Valle del Lanza ha ricolonizzato gli spazi. Ma ovunque la roccia conserva le tracce di tanta fatica: i solchi lasciati dagli scalpelli, i fori delle impalcature. Giochi di luce creano un’atmosfera da brivido in una giornata novembrina. Chissà che fine avranno fatto gli scalpellini di Malnate, quando il business è tramontato… Nel 1928, c’era una sola cava funzionante.
Ma dove arriva l’arenaria della Valle del Lanza? È una gonfolite, formatasi tra i 90 e i 20 milioni di anni fa, quando la Pianura Padana era ancora un mare e dalle Alpi in formazione i fiumi portavano valanghe di detriti che si riversavano nelle acque marine. In seguito, il mare si è ritirato ma i detriti sono rimasti. Oggi le cave di molera rientrano nell’area protetta del Parco della Valle del Lanza. Visitarle è un tuffo nel passato con una macchina del tempo, saltando dal tempo dei dinosauri, che queste rocce hanno visto, a un passato più vicino, in cui ogni mattina squadre di scalpellini da Malnate, da Cagno, da Vedano e dai paesini della zona partivano per guadagnarsi la giornata, fagocitando poco alla volta la roccia, fino a farla assomigliare a un canyon.
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