AMORE, CUCINA E CURRY: trampolino di lancio per Manish Dayal

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Si chiama Manish Dayal, 31 anni, nato e cresciuto negli Stati Uniti da famiglia indiana, l’attore protagonista – con Helen Mirren e Om Puri – di Amore, cucina e curry (The hundred foot journey), il film di Lasse Hallström in uscita oggi al cinema.hundredÈ una commedia gradevole, molto patinata e un po’ stucchevole, molto nello stile del regista svedese di Chocolat e Hachiko. Il paesino francese di Saint Antonin dove la famiglia indiana Kadam, padre vedovo e cinque figli, decide di aprire il suo ristorante indiano Mumbai, è finto come il paese di Chocolat, con graziose inquadrature degne di uno spot pubblicitario. Ma questo è Lasse Hallström, si sa. Il libro da cui è tratto forse era meglio, chissà: l’autore è Steven Knight, regista e sceneggiatore inglese, che ha scritto anche quel piccolo capolavoro è Locke. Resta una storia un po’ semplicistica di rivalità fra due ristoranti che si fronteggiano: Le Saule Pleurer, raffinato locale francese gestito con piglio marziale da Madame Mallory (Helen Mirren) e il locale indiano dei Kadam; rivalità condita degli stereotipi tradizionali sull’integrazione dello straniero e sul razzismo. Salvo poi fare una svolta buonista, che ha il sapore di una favola. Pazienza. Come commedia di questo filone (stranieri-convivenza-integrazione), non ha neppure i guizzi di originalità e umorismo da East is east (1999), a suo tempo interpretato da un più giovane Om Puri, sempre nelle vesti del padre burbero (lì pachistano, qui indiano).

La vera scoperta di questo film è il giovane protagonista, lo chef Hassan Kadam interpretato da Manish Dayal, nella visione hallströmiana un giovane perfetto per incarnare l’eroe, buono e orfano della sua mamma che gli ha insegnato i segreti della cucina. Quando sbatte i suoi occhioni dalle lunghe ciglia da cerbiatto, è persino più tenero di Charlotte Le Bon, la francesina gentile ma decisa, dall’aria apparentemente inoffensiva e un po’ gattamorta.

THE HUNDRED-FOOT JOURNEYPer Manish Dayal, nato Patel – cognome che avrà voluto cambiare, visto che in India è l’equivalente di un Bianchi o Rossi – Amore, cucina e curry può essere un trampolino di lancio. Finora, infatti, ha solo avuto ruoli secondari in qualche serie televisiva e le solite parti da “indiano” in qualche film.

Spero per lui che non lo scritturino, in futuro, solo per personaggi “etnici” o per qualche ruolo da jihadista o da terrorista. Hollywood dovrebbe accorgersi che l’America è sempre più piena, ormai, di facce come quella di Manish, cittadino americano.

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