Grecia, Europa: la FAME che avanza e i cibi scaduti

Aftermath of a suicide at Syntagma central square, in front of the Greek Parliament, Athens, Greece

Grecia, sempre giù. Le ultime notizie che ho letto stamattina non sono ulteriori dati drammatici sul tracollo dell’economia, ma su di me – lombarda di sangue greco – hanno avuto un enorme impatto emotivo e psicologico, più di qualsiasi statistica. I Greci, in progressivo allontamento dall’Europa in virtù di un crisi che sembra senza via d’uscita, si avvicinano sempre di più agli indigenti degli slums del Terzo Mondo.

La notizia è l’autorizzazione del ministero dello Sviluppo di mettere in vendita, sugli scaffali dei supermercati, i cibi scaduti a un prezzo ridotto. Attenzione: non i cibi che stanno per scadere. Questo lo fanno già, per esempio, in alcuni supermercati della ricca Svizzera, molto saggiamente, per evitare gli sprechi. E trovo che ciò non avrebbe nulla di male. No, qui si parla proprio di cibi scaduti. Certo, non marci. Ma comunque scaduti.

Se ben conservato, uno yogurt, per esempio, si può consumare anche una settimana dopo la scadenza, e così un pacchetto di biscotti, che può durare persino di più. Lo so, anche per esperienza personale (odio buttare il cibo).

Ma questa notizia mi ha messo addosso una tristezza infinita. Poco conta che i supermercati greci abbiano già dichiarato che non intendono farlo e che è contrario alle loro strategie. Poco conta che i rappresentanti dei consumatori abbiano già protestato. La proposta del ministro Giorgos Stergiou mi è sembrata l’incarnazione della disperazione. Quale futuro può avere un Paese dove il ministro per lo Sviluppo invita a risparmiare consumando cibi scaduti? Quale sarà il prossimo passo, l’invito a frugare nei cassonetti dell’immondizia? Il ministro avrà le sue ragioni, ne sono sicura, ma è da stamattina che il dolore (e l’indignazione per quanto sta succedendo) che sento per la Grecia e i miei connazionali più sfortunati non mi lascia.

La foto in alto è emblematica. Il cartello recita “Dio Mio, ho paura della fame”. Makedonia (il quotidiano di Salonicco)  di oggi titola a piena pagina “La nuova povertà è una realtà- 13.500 persone vivono di sussidi – in aumento microfurti di cibo di persone affamate“.

No, non si possono solo aumentare le tasse e tagliare all’infinito – stipendi, pensioni, posti di lavoro – credendo che l’economia riparta per magia. No, non posso e non voglio credere che non esista una via d’uscita, che non si possa risalire la china. E che la gente muoia di fame e consumi cibi scaduti in una Grecia dalla terra aspra ma generosa, che dai Greci stessi ho sentito definire “ftohomana“, “madre dei poveri“, un luogo dove si poteva vivere con dignità (e stomaco pieno) anche con pochi soldi in tasca.

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