JAPAN POP: viaggio nella complessità della cultura giapponese contemporanea

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Ieri a Bologna presso la Galleria Ono Arte è stato presentato il volume Japan Pop – Parole, immagini, suoni dal Giappone contemporaneo, curato da Gianluca Coci e  pubblicato da Aracne (713 pagine, 27 euro). Oltre al curatore, che è docente di Lingua e letteratura giapponese all’università di Torino, sono intervenuti Paola Scrolavezza, docente di Lingua e letteratura giapponese all’università di Bologna; Ichiguchi Keiko, fumettista e saggista giapponese, trapiantata in Italia da vent’anni, e Giacomo Calorio, critico cinematografico esperto di cinema giapponese.

Grazie a Gianluca Coci che mi ha coinvolta in veste di moderatrice, ho avuto l’opportunità di leggere quasi interamente prima dell’incontro Japan Pop. È un libro sorprendente, uno strumento prezioso per gli studenti universitari e per chiunque sia interessato all’universo nipponico in perenne mutamento. Un libro che non esisteva in lingua italiana e che nasce da un progetto ambizioso, ideato da Gianluca Coci: quello di mettere insieme le voci più significative nel mondo degli yamatologi italiani e stranieri che si occupano della cultura giapponese di oggi e di chiedere a ciascuno un contributo. Le aree tematiche sono la letteratura, il cinema, manga e anime, il teatro, l’arte e la poesia. Detto così, sembra un’impresa titanica, e in parte lo è stata: Gianluca Coci ha raccontato di aver impiegato cinque anni a tirare le fila dell’intero progetto Japan Pop!

La prima osservazione che ci tengo a fare, avendolo letto, è: non lasciatevi scoraggiare dalla dimensione. Japan Pop scorre piacevolmente: i microsaggi, redatti da una ventina di esperti, sono seguiti da interviste ai protagonisti della scena culturale giapponese. Quindi, oltre allo scenario delineato dall’esperto, c’è anche la possibilità di “sentire” la viva voce di scrittori, registi, artisti. Per esempio, Paola Scrolavezza nel capitolo Silhouettes in black traccia il quadro degli ultimi sviluppi della detective fiction al femminile in Giappone, concentrandosi soprattutto su Kirino Natsuo. Il suo contributo è seguito dall’intervista alla scrittrice e giallista nipponica. Ichiguchi Keiko, che ha partecipato alla presentazione, è stata intervistata in Japan Pop da Marcello Ghilardi, che ricostruisce e commenta il lavoro ultraventennale della fumettista giapponese nel capitolo precedente. Insomma, è una struttura che incoraggia la lettura e incuriosisce.

Seconda osservazione: la lettura dei microsaggi implica un minimo di interesse e conoscenza della cultura giapponese contemporanea, ma a mio parere sono godibilissimi anche in una chiave di scoperta. Per esempio, se vi è capitato di vedere le opere di Mori Mariko ma vi sembra di non capirci nulla, nel capitolo a lei dedicato da Claudia d’Angelo, seguito dall’intervista, è possibile trovare molti spunti di riflessione e chiavi di lettura di quest’artista. I contributor sono sintetici e documentati, ma scrivono in modo chiaro e accessibile anche ai non addetti ai lavori. Questo è un altro dei pregi del volume.

Di primo acchito, può sembrare che alcuni argomenti siano scollegati fra di loro. Cosa c’entra Mori Mariko con i manga? Oppure che punti di contatto ci possono essere fra il cinema, la musica rock e i due scrittori Murakami? Inoltrandosi nella lettura, la nebbia si dirada e si scoprono paesaggi affini, un humus culturale comune che ha nutrito ambiti apparentemente molto differenti. Japan Pop riesce nella complessa impresa di fotografare questo magmatico paesaggio culturale in mutamento continuo, dove le tematiche trattate finiscono per intersecarsi e fondersi, spesso in maniera evidente, a volte in modo più criptico. Merito del curatore, che è riuscito a tenere assieme i tanti fili di questo mondo lontano e ambiguo, offrendo uno strumento per comprenderlo meglio al di là degli stereotipi.

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