Cavalli e preistorici a LANZO D’INTELVI
Questa è una storia bella come una favola. Tutto incomincia con un contadino di Cernobbio appassionato di cavalli, che aveva il suo branco di razza Haflinger, rossi con un ciuffo biondo, ben nutrito e lasciato in libertà. Alla morte del proprietario, nel 2002, nessuno degli eredi si offre per seguire gli equini che rimangono abbandonati a se stessi…
I quadrupedi vagano per la montagna, in felice libertà, e si m0ltiplicano. Fino al freddo inverno del 2009, quando la neve e la fame li spingono verso valle. Il gruppo si divide: loro, che di frontiere ne sanno ben poco, si dirigono in parte verso Rovenna, in parte sul Generoso, in Svizzera. E qui iniziano a fare danni. Rubano persino i fiori al cimitero per nutrirsi. E la gente protesta. I cavalli rischiano di essere eliminati e diventare bistecche.
Ma come racconta il sito http://rostigraben.ch/ da cui traggo queste informazioni, a questo punto gli amanti degli animali si mobilitano. Volontari svizzeri e italiani, capeggiati da un’architetta ticinese e da una veterinaria comasca, si offrono di mantenerli durante l’inverno. Poi giunge provvidenziale il comune di Lanzo, offrendo uno spazio per svernare agli equini, a Pian delle Noci. Da allora ogni anno i Cavalli del Bisbino restano fino a fine aprile nel loro recinto, curati dai volontari, poi verso fine aprile vengono accompagnati all’Alpe di Orimento dove trascorrono l’estate in libertà.
Nel 2014, i Cavalli del Bisbino sono diventati anche protagonisti di un film, intitolato Nitriti di libertà, girato da Gianni Volonterio e presentato a un paio di festival. Che i quadrupedi non siano una leggenda, posso testimoniarlo, avendoli incontrati nel loro recinto al Pian delle Noci, in uno dei miei ultimi giri a Lanzo d’Intelvi.
Avevano l’aria un po’ sonnolenta, ma il momento della transumanza e dei pascoli in libertà si avvicina. Ancora un po’ di pazienza, cari quadrupedi. Con il bel tempo, da Lanzo la vista sul Ceresio è fantastica.
Sotto, i paesaggi di Fogazzaro e del suo Piccolo Mondo Antico (1895).
E sul Monte Caslé, alle spalle dell’Ospedale di Lanzo COF, ci sono i resti di un abitato preistorico dell’età del Bronzo e del Ferro (1200-800 a.C), i cui primi scavi vennero effettuati da Antonio Magni nel 1905. Nella foto sotto, i resti della cinta muraria.
Il povero Magni non ebbe certo la fortuna del prof. Paolo Matthiae che nella città di Ebla (3000-2000 a.C.) trovò i fantastici archivi reali, con le tavolette in scrittura cuneiforme che catalogavano tutti i beni dei magazzini. Gli accadici, questi antenati degli odierni siriani, grazie al clima mediorientale avevano più energie per scrivere e fare un lavoro ragionieristico. I preistorici del Monte Caslé, allevatori di animali e contadini, conservavano i loro cereali, ma avevano poco tempo per inventare una scrittura. Quando faceva freddo da queste parti, l’imperativo era scaldarsi e sopravvivere. Però bisogna riconoscere loro il buon gusto di aver scelto un sito davvero panoramico!