ELISIR di Kapka Kassabova. Uno scrigno di storie
Elisir di Kapca Kassabova è un libro straordinario e difficile da definire. È il racconto di una serie di viaggi compiuti dall’autrice – di origini bulgare e macedoni, residente in Scozia – nella regione attraversata dal fiume Mesta, che percorre 126 km in Bulgaria e 104 km in Grecia, dove si getta nell’Egeo con il nome di Nestos. Il fiume attraversa la zona montuosa della catena dei monti Rodopi, che attraversano il confine dei due Paesi. Elisir scorre come un reportage, con tanti incredibili personaggi che Kassabova incontra. Ma è anche un viaggio botanico: la scrittrice è un’appassionata raccoglitrice di erbe, di cui studia le virtù curative. I suoi soggiorni nella “valle alla fine del tempo” puntano a scoprire le piante di questo paesaggio balcanico selvaggio. Nella sua ricerca, incontra guaritrici, venditori di erbe, donne portatrici di antichi saperi che sembrano streghe o sante, e da loro impara, condividendo con il lettore le sue scoperte.
Boschi selvaggi in cui è facile imbattersi in un orso. La presenza umana è limitata: gli abitanti dei pochi villaggi sono emigrati nell’Europa ricca, a raccogliere frutta e verdura o a lavorare come manovali, sottopagati. E ugualmente sottopagate sono le donne rimaste, alcune delle quali lavorano in fabbrichette tessili dove si realizzano i capi “made in EU” che compriamo nei nostri negozi. Kapca Kassabova non ci racconta solo le erbe, anche se la botanica è il fil rouge del libro.
Come nel suo libro precedente, Il lago. Ritorno nei Balcani in pace e in guerra, sempre pubblicato in italiano da Crocetti Editore, la scrittrice narra il presente che non può esulare dalla conoscenza del passato. Nei Balcani, la Storia è sempre intricata. Re cristiani, dominatori ottomani, guerre che hanno visto greci contro bulgari, greci e bulgari contro i turchi, e un mosaico variegato di popoli che di tutto questo ne hanno pagato le spese, spesso costretti a sloggiare dalle loro terre.
Kapca Kassabova (nella foto sopra) si sofferma in particolare su una minoranza che abita questa valle: i Pomacchi. Le loro origini sono incerte, ma si tratta probabilmente di bulgari convertitisi all’Islam. Durante l’Impero Ottomano, per secoli hanno convissuto con i cristiani, e anche con i Rom. Ma il comunismo, come racconta Kassabova, fu una tragedia: conversioni forzate, nomi cambiati, arresti, campi di lavoro, moschee distrutte. Solo la fine del regime ha restituito ai Pomacchi la libertà di tornare a essere se stessi, anche se i mali del passato non sono del tutto scomparsi. Sono pomacchi la maggioranza delle persone che Kassabova incontra e che l’accolgono con generosità.
Elisir è racconto di viaggio, è una carrellata di personaggi che sfilano e ai quali in ogni capitolo si finisce per affezionarsi, è uno scrigno di storie. Ma è anche natura, la natura della valle del Mesta-Nestos (nella foto qui sopra, il fiume nel tratto greco) che è tornata a riprendersi quanto era suo dopo gli scempi fatti durante il comunismo. Il viaggio di Kapca Kassabova è anche un percorso interiore, alla ricerca di un equilibrio fra corpo e anima, fra salute e ambiente. La natura ci regala erbe portentose, ma alla fine sono solo il rispetto, l’amore, l’armonia fra esseri viventi che possono farci stare bene.
Da appassionata di piante, ho letto questo libro con enorme piacere e curiosità, ma giunta alla fine delle 470 pagine so già che non dimenticherò facilmente alcuni personaggi stupefacenti, come il solitario uomo dei cavalli Erol, o la “santa” cieca Stoyna Dimitrova. Quanto al mondo balcanico e alle sue singolari vicende, da greca so che non è facile raccontarle – sono così lontane dal resto d’Europa e spesso incomprensibili. Ma Kassabova ha un talento nel cogliere l’essenziale per guidare il lettore occidentale in questa Europa orientale sconosciuta, dove secoli di dominio ottomano hanno condizionato la cultura e persino le parole che i popoli balcanici continuano a usare.
Foto: da Wikipedia Commons