Everest: le ragioni del no alle ceneri di EDMUND HILLARY
Tre giorni fa, i monaci buddhisti hanno negato l’autorizzazione al nepalese Ara Sherpa di spargere parte delle ceneri di sir Edmund Hillary sulla vetta più alta del mondo.
Ingrati? La corsa alla vetta più alta del mondo dopo la conquista di Hillary e Tenzing Norgay (nella foto) nel 1953 ha portato nel tempo tanta spazzatura ma anche un bel business. Gli alpinisti che hanno tentato la scalata negli ultimi 50 anni sono 11.000 e agli abitanti locali hanno portato lavoro e denaro.
Che significato ha questa scelta? Al di là del timore di scatenare una moda – ampiamente riportato sui media internazionali – il “no” alle ceneri di Hillary ha motivazioni religiose.
Il buddhismo dell’area himalayana conferisce uno status di sacralità a varie montagne. In Bhutan vige addirittura un divieto di scalata, per non disturbare le divinità che vi risiedono. Per lo stesso motivo, è vietata la pesca in vari corsi d’acqua. La montagna più sacra dell’area himalayana è il Kailash. L’Everest in realtà ha acquisito notorietà anche a livello locale dopo che gli inglesi a metà Ottocento gli hanno dedicato misurazioni trigometriche, scoprendo che era la montagna più alta del mondo.
Ciò non toglie che anche l’Everest abbia la sua divinità. È Miyolangsanma, una dea che appartiene a un gruppo minore di divinità tibetane note come le Cinque Sorelle di Lunga Vita. La dea dell’Everest è ritratta in groppa a una tigre. In suo onore e per chiedere la sua benedizione, gli sherpa offrono incenso e appendono bandiere di preghiera prima di ogni ascensione. Meglio non irritare la dea, dunque.