La maledizione di essere VEDOVA
Ricordate il film Water di Deepa Mehta? Raccontava la triste storia di una sposa-bambina indiana, rimasta vedova a soli 8 anni e condannata a vivere di carità in una specie di casa d’accoglienza per vedove. Una bambina così piccola, con tutta la vita davanti, praticamente condannata a esistere ai margini della società, cacciata anche dalla sua famiglia d’origine. Il film era ambientato in India, nel 1938.
Da allora a oggi, per quanto la situazione sia mutata, essere vedova resta ancora una maledizione, in India e in molti altri Paesi del Terzo Mondo. Un interessante contributo su questo tema è dato dal rapporto pubblicato dalla Loomba Foundation di Londra.
Sono 245 milioni le vedove in tutto il mondo: 115 milioni di esse vivono in totale povertà. In cima alla classifica, se non altro per una questione di numeri, ci sono i due Paesi più popolosi al mondo: Cina (43 milioni di vedove) e India (42.4 milioni).
E’ soprattutto nei Paesi più poveri che le vedove spesso sono oggetto di violenza, possono essere costrette a sposare un altro membro della famiglia, possono essere cacciate di casa, o diseredate. La loro posizione, e quella dei loro bambini, è di totale debolezza. Secondo il rapporto, 1,5 milioni di bambini di madre vedova muoiono prima del compimento del quinto anno. Meno cibo, meno protezione, meno istruzione e costrizione al lavoro.
Raj Loomba, l’imprenditore anglo-indiano che ha creato la Fondazione, è lui stesso figlio di madre vedova, che a 37 anni si è trovata a crescere sette figli da sola, fra mille difficoltà. E’ in onore di questa madre coraggiosa che Loomba ha dedicato il suo impegno civile affinché le vedove, soprattutto in Asia e in Africa, vengano aiutate sul piano economico e ai loro bambini venga garantita l’istruzione.
Il rapporto è stato presentato da Cherie Blair, presidente della Fondazione, al segreterio delle Nazioni Unite il 23 giugno scorso, una data che la Fondazione Loomba vorrebbe che fosse internazionalmente riconosciuta come “giornata delle vedove”. Blair ha commentato che le sofferenze delle vedove sono dovute soprattutto alla mancanza di reddito e opportunità economiche, ma che questa situazione è sua volta legata in molti Paesi alle consuetudini sociali. Sì dunque all’aiuto economico, ma soprattutto è un cambiamento di mentalità che va promosso.