MEZZANOTTE A ISTANBUL di Charles King
Ci sono tante storie che si intreccino in Mezzanotte a Istanbul di Charles King (Einaudi). Attenzione, non è un romanzo, un thriller di spie o comunque un libro di fiction. Questo è un saggio storico, scritto da uno storico (professore universitario) che sa incantare e catturare il lettore. E che non parla solo agli addetti ai lavori: in Mezzanotte a Istanbul nulla è dato per scontato e chiunque può avventurarsi nella lettura. Avevo già letto la sua Storia del Mar Nero, e mi era piaciuta. Questo libro mi ha ammaliata.
Detto ciò, c’è un personaggio affascinante di cui King racconta. Si chiama Thomas Whittemore. Nella foto, è in piedi a sinistra, dietro ai preti ortodossi. Whittemore era un giovane di ricca famiglia bostoniana che si era infatuato dell’arte bizantina. Non aveva svolto studi di Storia dell’Arte, ma aveva un talento che oggi defineremmo da fundraiser. Sapeva chiedere soldi ed era introdotto negli ambienti giusti.
Nel 1930 fonda il Byzantine Institute of America con l’obiettivo di riprendere i lavori all’interno di Santa Sofia e riportare alla luce i mosaici bizantini, sepolti sotto la calce e l’intonaco messi dagli ottomani, che tramutarono l’edificio in una moschea. L’anno successivo, come racconta Charles King, Mustafà Kemal diede l’autorizzazione e i lavori partirono.
Quindi se noi oggi possiamo vedere uno splendido mosaico (benché danneggiato) come quello della Deesis (foto sopra: Cristo fra la Madonna e San Giovanni Battista), ritenuto uno dei più grandi tesori dell’arte bizantina, lo dobbiamo a Thomas Whittemore e ai suoi sforzi. Questo mosaico, unitamente agli altri portati alla luce, risvegliarono l’interesse per l’arte bizantina, a torto ritenuta minore.
Nel 1934, il Consiglio dei Ministri della Turchia dichiarò ufficialmente Santa Sofia un museo. Nel 2016, Erdogan ha consentito di riprendere la preghiera islamica nella chiesa che Whittemore ha definito “l’universo degli edifici”. Un atto che suscitato le immaginabili polemiche da parte della chiesa ortodossa greca e di Atene (vedi articolo).
C’è quasi da rimpiangere gli anni del kemalismo, che fu una dittatura e non ebbe la mano gentile con le minoranze rimaste sul territorio turco, ma in questo caso, anche per diffondere al mondo i valori della laicità del nuovo stato turco, rese un servizio inestimabile all’arte, alla cultura e alla storia di Istanbul, che non è certo nata nel 1453 con il sultano Maometto II.
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