Vittoria e Adbul Karim: il racconto di SHRABANI BASU
Stéphanie di Monaco con il body guard. Vittoria di Svezia con il personal trainer. Abdallah di Giordania con l’amica di una sorella. Non è una novità che le teste coronate siano attratte da gente comune (che noia frequentare i soliti principi e nobili vari, spesso parenti!) e convolino a nozze con loro.
Certo, il ventaglio di comuni mortali che li frequentano è sempre molto limitato, e la scelta è ristretta. Ma al cuor non si comanda, ed ecco perché a volte la love story o l’attrazione fatale può scattare per una persona non appropriata al regio ruolo che ricoprono.
Oggi tutto ciò è manna per i tabloid… In passato, si tentava, finché possibile, l’insabbiamento. Ma a volte la real volontà finiva per prevalere su tutto e tutti, ragion di Stato e ciambellani custodi del protocollo di corte.
Proprio oggi, sul sito della Bbc, Alastair Lawson riaccende i riflettori su un’attrazione proibita già nota da tempo, ma tornata agli onori della cronaca per i nuovi diari reperiti dalla scrittrice Shrabani Basu, già autrice di “Victoria e Abdul”.
Confesso che non conoscevo questa storia e mi ha subito catturato. La regina Vittoria d’Inghilterra (1819-1901), prima regnante britannica a fregiarsi del titolo di imperatrice d’India, è passata alla storia per essere austera e bacchettona.
Eppure la severa regina, rimasta vedova a poco più di 40 anni, ebbe una liaison con uno dei suoi camerieri, lo scozzese John Brown (più banale di così…). E da 60enne si infatuò – non si sa esattamente in che termini – di un giovane indiano 24enne, tale Abdul Karim.
E’ questa la storia più eccitante. L’indiano, musulmano e originario di Agra – la città del Taj Mahal – giunse a corte come cameriere quando il beneamato Brown era già defunto. La regina lo scelse come suo precettore per l’apprendimento dell’hindi e dell’urdu. In fondo, era imperatrice d’India… E pare che ci mise tale passione nello studio da riuscirci con successo. La vecchia teoria della “liaison” con un nativo per apprendere facilmente una lingua funziona sempre…
Abdul divenne munshi (maestro in urdu) e fu tenuto in altissimo conto da Vittoria, che gli scriveva intense lettere piene di amore materno. Gli consentì di portare a Londra la moglie e vari membri della sua famiglia. Divenne una specie di segretario e confidente, e per averlo il più possibile vicino a sé, gli vennero assegnate delle residenze presso le tenute reali dove soggiornava la regina.
La simpatia di Vittoria fu tale che lo consacrò in un ritratto ufficiale del pittore Rudolf Swoboda (l’immagine che correda questo post) e gli assegnò un paio di titoli, con sommo disappunto della corte e del figlio Edoardo.
E fu proprio Edoardo, salito al trono come Edoardo VII alla morte della madre, a licenziare senza troppe cerimonie l’indiano, ordinando che i documenti che testimoniavano il suo legame con la regina fossero distrutti. Ma la corrispondenza e i diari in mano ad Abdul Karim furono conservati. E come ci informa Lawson nel suo articolo, i discendenti del munshi residenti nell’attuale Pakistan hanno contattato la scrittrice Basu per sottoporglieli.
Fu vero amore? Chissà. Sicuramente fu un affettuoso legame: Vittoria difese sempre a spada tratta il suo protetto. Per saperne di più, non resta che tuffarsi nella lettura di “Victoria and Abdul” di Shrabani Basu, acquistabile anche sul sito della scrittrice.