Il DALAI LAMA e le donne
La scorsa settimana, in un’intervista alla tv indiana Cnn-Ibn, il XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso, guida del lamaismo tibetano, con una battuta ha dato un segnale importante, epocale.
Il suo intervento è stato ripreso dai media internazionali soprattutto perché ha annunciato la sua volontà di ritirarsi, fra sei mesi. Oceano di saggezza, che ha 75 anni, ha espresso il desiderio di dedicarsi a una semplice vita monastica. E vista l’età e i tumultuosi eventi che ha vissuto dal 1959 a oggi, non si può non simpatizzare con l’anziano leader e la sua scelta di lasciare spazio ad altri (molti avrebbero da riflettere e imparare, anche dalle nostre parti!), anche se il fatto resta insolito per un leader spirituale.
Il Dalai Lama, infatti, di solito muore in carica, esattamente come il Pontefice. Alla sua scomparsa, è prevista nel buddhismo lamaista una procedura precisa per identificare il bambino in cui il suo spirito è andato ad albergare. Come tutti i grandi maestri, il Dalai Lama è un tulku, e nel caso specifico della massima autorità religiosa tibetana è sempre l’incarnazione del bodhisattva Avalokiteshvara, il bodhisattva della compassione. Anche Tenzin Gyatso, da bambino, era stato identificato dopo una serie di test come reincarnazione del Dalai Lama precedente.
Gli è stato chiesto se una donna avrebbe potuto succedergli. In parole povere, se il suo spirito potesse reincarnarsi in una bambina, anziché in un maschio. «Io ci credo, la mia prossima reincarnazione potrebbe essere proprio una donna, magari molto attraente», ha dichiarato. Grazie, Dalai Lama. Queste parole racchiudono un riconoscimento importante per le migliaia di fedeli laiche e per le monache buddhiste che seguono la dottrina con devozione. Non solo: mi sembra di leggere, in questa battuta, quasi un sapore femminista: bella non significa necessariamente stupida o incapace di studiare e comprendere il pensiero buddhista.
Il buddhismo è nato in India, in una terra che già all’epoca di Siddharta era piuttosto maschilista. Passando in Tibet, molti secoli dopo, il registro non è cambiato totalmente. Le istituzioni religiose ovunque nel mondo sono sempre state in mano agli uomini, e i processi di cambiamento sono lenti. Tuttavia, il Tibet ha conosciuto varie figure femminili importanti in ambito religioso. Numerose donne, per esempio, furono discepole (poi divinizzate) del guru Padmasambhava: Yeshe Tsogyal, Mandarava, Kalasiddhi l’indiana, Shakyadevi la nepalese, Tashi Khyidren la bhutanese.
I vertici sono tutt’ora maschili. Ma Tenzin Gyatso, l’attuale Dalai Lama, ha compreso la grande forza della fede delle donne (come mi ha raccontato in un’intervista Tenzin Palmo, monaca buddhista, intervista pubblicata da Geniodonna e ripresa dal quotidiano La Provincia di Como). Le donne vogliono imparare, sono tenaci e anche per il mondo buddhista potrebbero essere una grande ricchezza. Basta imparare a non considerarle esseri umani di serie B. La battuta di Oceano di saggezza potrebbe essere un segnale dei tempi, un’indicazione autorevole al suo clero, e non solo una strizzata d’occhio al suo ampio seguito di occidentali. Mi piacerebbe poter credere che sia così. Quindi, caro Dalai Lama, quando sarà il momento – il più tardi possibile, perché nella tua forma attuale sei comunque una gran bella persona! – scegli veramente una bambina.