ENEMIES OF THE PEOPLE di Thet Sambath
Il 20 ° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, che si è da poco chiuso a Milano, come di consueto ha aperto una finestra su un mondo di film e documentari che è difficile vedere in Italia. Segnalo in particolare:
Enemies of the people (Nemici del Popolo) di Thet Sambath e Rob Lemkin (2009), vincitore di un premio speciale della giuria al Sundance 2010.
Thet Sambath, giornalista del Phnom Penh Post, per dieci anni nel suo tempo libero ha girato la Cambogia per incontrare gli autori di uno dei più sanguinosi genocidi del XX secolo. Un numero imprecisato di persone – da 1 milione e 200 mila a 2 milioni e 300 mila – venne sterminato dal 1975 al 1979 con l’accusa di essere “nemici del popolo”. I killer, spesso contadini analfabeti costretti a uccidere per non essere uccisi, oggi sono anziani e sopravvivono serbando in silenzio il ricordo del male commesso. Thet Sambath li avvicina, conquista la loro fiducia e riesce a farsi raccontare quanto è avvenuto. Con la stessa strategia, ottiene di farsi ammettere anche nell’entourage di Nuon Chea, il “Fratello numero 2”, l’ideologo del regime più vicino a Pol Pot. L’uomo che teorizzò lo svuotamento delle città e l’abolizione del denaro. Nuon Chea, 84 anni, è stato arrestato nel settembre 2007. Thet Sambath l’ha frequentato per alcuni anni. Un vecchietto silenzioso ed enigmatico, circondato dai nipotini in una modesta casa contadina di campagna. Con tenacia, il giornalista riesce gradualmente a farlo parlare del suo passato.
Thet Sambath, che ha perso parte della famiglia nel genocidio, non cerca vendetta: il suo obiettivo è trasmettere la memoria degli eventi alle generazioni future, prima che i protagonisti scompaiano. E capire il perché di tanto odio, dalle parole di chi l’ha vissuto.
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