LA RAGAZZA DELL’ALTRA RIVA di Mitsuyo Kakuta
La ragazza dell’altra riva (Taigan no kanojo) di Mitsuyo Kakuta è un romanzo del 2004 che ora è finalmente anche in italiano grazie a Neri Pozza e all’ottima traduzione di dal giapponese di Gianluca Coci. Dico finalmente perché a parte i soliti bestselleristi stile Murakami & Yoshimoto non è poi così semplice leggere nella nostra lingua gli autori giapponesi.
Di Kakuta, Neri Pozza aveva già pubblicato La cicala dell’ottavo giorno, una storia di follia femminile che ho amato tantissimo, che ha al centro il rapimento di una neonata. Con La ragazza dell’altra riva, che è antecedente (La cicala dell’ottavo giorno era del 2007), la scrittrice ci regala un altro ritratto di due donne molto intrigante. Il romanzo forse non ha la stessa forza e suspense del precedente, ma funziona e sa creare quella curiosità che ti spinge a proseguire la lettura.
Ne La ragazza dell’altra riva si incontra una trentenne, Sayoko, intrappolata nel ruolo di moglie a madre di una bimba, che le sta sempre più stretto. La figlia Akari ha ormai raggiunto l’età per frequentare l’asilo, e Sayoko inizia a guardarsi intorno per cercare un lavoro, sfidando la disapprovazione del marito e della suocera. Precariato e lavori sottopagati sono una realtà anche in Giappone, soprattutto per le donne che tentano di rientrare nel mondo del lavoro e non hanno una scolarizzazione acquisita negli atenei più prestigiosi. Sayoko decide di cogliere al volo la proposta di Aoi, titolare di una società, la Platinum Planet, che opera nel turismo ma intende espandersi nel campo delle pulizie…
Con umiltà e testardaggine, Sayoko diventa la numero uno delle pulizie domestiche, tanto da meritarsi fra i colleghi il titolo di “boss” (chissà se nel testo originale è bosu o shacho? solo Gianluca Coci potrebbe dircelo!). Kakuta, però, si inventa una sorta di biforcazione, di binario parallelo narrativo. Quasi fino alla fine della storia, i capitoli alternano le vicende di Sayoko, della sua capa e dei colleghi, con la storia personale di Aoi, che da ragazzina ebbe gli onori della cronaca, per una vicenda che la coinvolse con l’amica del cuore e compagna di liceo, Nanako.
Il lettore vede scorrere la vita al presente di Sayoko, della bizzarra Aoi, di quest’impresa un po’ sgangherata dal punto di vista organizzativo, e il passato di due liceali, in momenti diversi vittime di bullismo a scuola – un fenomeno ben presente in Giappone, e non solo – le loro difficoltà a stare con gli altri, il legame d’amicizia che le unisce. Il meccanismo costruito da Kakuta coinvolge il lettore e lo sprona a leggere il passato per trovare gli indizi che spieghino il comportamento della Aoi di oggi. Sayoko, invece, finisce per diventare l’emblema della giapponese media, sposatasi per senso del dovere – perché tutti lo fanno – ma nel contempo inquieta e insoddisfatta, alla ricerca di qualcosa che non riesce a trovare nell’oasi rassicurante della quiete familiare, con i suoi riti e la sua noiosa ripetitività.
Non è possibile dire di più – altrimenti si rischia lo spoiler. Ma La ragazza dell’altra riva di Mitsuyo Kakuta, alla fine, funziona. L’ho letto in una manciata di giorni: la scrittura è scorrevole e mai pesante, e riesce a non essere noiosa neppure quando descrive il lavoro dell’impresa di pulizie – un argomento privo di grande appeal narrativo (niente a che fare con i bestseller di Marie Kondo!).