MALALA YOUSAFZAI sta bene. E torna a scuola
Questa sì che è una buona notizia. L’ha fatta girare l’Ansa ieri, e l’ho letta anche sull’ultimo numero di Time, datato 1 aprile 2013. Malala Yousafzai, la ragazzina quindicenne pachistana diventata famosa per il suo blog e ferita gravemente dai talebani, sta bene. Si trova ancora in Inghilterra, a Birmingham, dove era stata portata per essere curata dopo il colpo alla testa sparatole da un talebano il 9 ottobre 2012. E finalmente, con il suo zainetto in spalla come qualunque adolescente, ha ripreso a frequentare la scuola.
Una banalità? Non per la ragazzina pachistana, che si era tramutata in una piccola alfiera dell’istruzione femminile, negata nella regione dello Swat dai talebani al potere. Malala ha tenuto testa con coraggio a chi voleva che lei e le sue coetanee rimanessero a casa, perché il diritto allo studio femminile è negato nella visione retrogada e maschilista di questi fondamentalisti islamici.
Dopo varie operazioni, Malala è di nuovo in forma ha iniziato a frequentare la Edgbaston High School for Girls di Birmingham, orgogliosa della sua uniforme scolastica, che è la prova che ce l’ha fatta: sì, può studiare. “Vorrei che tutte le ragazze nel mondo abbiano questa opportunità basilare”, ha dichiarato.
Sono sicuramente una fan di Malala, il cui nome è girato come possibile candidata al premio Nobel per la Pace. Sarebbe un atto doveroso, per riaccendere i riflettori sulle discriminazioni di genere, che sono ben lungi dall’essere superate in molti Paesi.
Ma sono una fan anche di suo padre, Ziauddin Yousafzai. Sono convinta che senza quest’uomo non ci sarebbe stato un “caso Malala”. Insegnante e proprietario di una scuola privata, Ziauddin ha incoraggiato e spalleggiato sua figlia fin dall’inizio. Non dimentichiamo che Malala ha iniziato il suo blog a 11 anni. Era poco più di una bambina e senza una famiglia che la supportasse completamente non avrebbe mai potuto fare ciò che ha fatto.
“L’istruzione è la chiave per un cambiamento positivo e sostenibile nella società. Istruite i ragazzini e le altre questioni verranno risolte. Diventeranno tolleranti e accetteranno l’alterità dell’altro, che è il punto fondamentale”, ha dichiarato Ziauddin Yousafzai alla platea della National British-Pakistani Conference presso l’università di Oxford.
Grazie, Ziauddin Yousafzai. Sono felice di sapere che in un Pakistan che impedisce alle ragazzine di studiare, che sfregia le donne con l’acido e che le sottomette in alcune aree a un codice d’onore tribale, esistono anche persone come lei. E spero proprio, perché il Pakistan possa cambiare e guardare a un futuro più sereno per metà della sua popolazione, che lei e sua figli Malala possiate tornare a vivere nella vostra terra, a testa alta. Senza rischiare la pelle.