Occhio al MALOCCHIO!
In un capitolo del suo libro, Shobhaa Dé parla di NAZAR, il malocchio, quelle energie negative mosse da chi “guarda” sull’onda di emozioni quali l’invidia, la gelosia, l’odio…
In India il malocchio scatena una serie di rituali difensivi. A cominciare dal Kaajal Tika – come spiega la scrittrice – un puntino posto sulla fronte di un neonato per renderlo brutto e quindi allontanare l’invidia degli altri nei suoi confronti.
Leggere queste pagine mi ha fatto ripensare a quanto l’India sia vicina a tutta l’area mediterranea, dove il concetto di malocchio fa parte di tradizioni antichissime. Sono superstizioni popolari, ma anche le persone più razionali sono abituate dall’infanzia a conviverci. In Grecia, Turchia, Egitto, il concetto di malocchio sopravvive tutt’ora felicemente al cristianesimo e all’islam.
Il mio primo incontro con la tradizione del malocchio risale alla prima volta in cui, da piccola, sono andata in Grecia, una quarantina di anni fa. Parenti e amici, dopo i complimenti di prammatica, pronunciavano una frase che suona, tradotta, “ti sputo per non farti il malocchio”. Ovviamente lo sputo era solo verbale, non reale, ma io – cresciuta sulle sponde del Lario – non ci capivo niente. Perché dovevano sputarmi? Avevo fatto qualcosa di male? Col tempo ho compreso che lo sputo – che forse anticamente non era solo simbolico! – serviva a “deturpare” ciò che si ritiene bello, per quel minimo necessario ad allontanare le energie negative dell’invidia, che possono muoversi anche indipendentemente dalla volontà della persona. Questo è un fantastico arcano: il malocchio non si trasmette per scelta, può muoversi anche contro la volontà di chi lo trasmette.
Ecco allora l’esigenza di proteggersi con gli amuleti. Il più comune è l’occhio apotropaico, diffuso nell’area mediterranea, che ha origini antiche. Per allontanare le forze negative, veniva dipinto sulle navi. Oggi è disponibile in ogni sorta di amuleti da appendere al collo oppure in casa (nella foto, il mio, che troneggia all’entrata di casa!), che chiunque avrà visto sulle bancarelle di souvenir.
Una nota curiosa: l’occhio apotropaico è sempre azzurro. Non so se esista una motivazione particolare, ma ritengo che si possa far risalire alla minore diffusione degli occhi azzurri nell’area. Il diverso è alieno ed è dunque più pericoloso. Ecco perché, forse, si ritiene che chi abbia gli occhi azzurri possa trasmettere più facilmente il malocchio. Anche se non è una prerogativa esclusiva, quindi il vero superstizioso si protegge con i suoi amuleti da tutti.
In barba alla razionalità e alla scienza, nelle occasioni più importanti indosso sempre al collo il mio piccolo occhio apotropaico. È il fil rouge che mi unisce, idealmente, a una tradizione che ha oltre duemila anni di storia e alle mie radici mediterranee. D’altronde, chi non ha una superstizione, o una piccola ritualità che segue scagli la prima pietra!