SENI E UOVA di Kawakami Mieko: una sorpresa
Sembrerà banale a dirsi, ma il primo impatto del lettore che si sceglie un libro in libreria è dato dalla corporeità dell’oggetto. Seni e uova (Natsu Monogatari – pubblicato in italiano da Edizioni e/o) di Kawakami Mieko (lasciatemelo scrivere alla giapponese, con il cognome che precede il nome) si prospetta fin dall’inizio come una bella sfida: una copertina sui toni del rosa carne, che unitamente a questo titolo bizzarro, non può che incuriosire. Basta non farsi spaventare dalle dimensioni: circa 600 pagine. Se una vocina vi sussurra “Chi sarà questa Kawakami? Varrà la pena?”, c’è il sigilllo di garanzia di Murakami Haruki, che il mondo intero conosce (e per lo più adora).
Rassicurata da Murakami, anch’io mi sono tuffata nella lettura di Seni e uova, che si è rivelata molto più facile del previsto. Perché l’autrice, che non a caso con questo libro ha vinto il prestigioso premio letterario Akutagawa, ha un autentico talento per raccontare la quotidianità in modo intrigante.
La vicenda si articola in due sezioni distinte. Nella prima, la protagonista Natsuko, un’aspirante scrittrice proveniente da una famiglia disagiata, racconta la sua relazione con la sorella maggiore Makiko, che si è presa cura di lei dopo la scomparsa prematura della madre. Makiko e la figlia adolescente Midoriko vengono a Tokyo, in un momento in cui le relazioni madre- figlia sono tese. La ragazzina si rifiuta di parlare e comunica con la madre e la zia solo per iscritto. Makiko, che lavora in un night, è ossessionata dal passare del tempo e ripone tutte le sue speranze di cambiamento in un’operazione di mastoplastica additiva. Nella seconda parte, invece, ritroviamo Natsuko otto anni dopo. Il suo sogno di scrivere è diventato realtà, ma come donna sta attraversando un periodo di crisi profonda. Non è alla ricerca dell’amore, ma vorrebbe un figlio. Essendo single e non interessata ad avere un compagno, deve orientarsi verso la fecondazione assistita per diventare madre. La sua ricerca la catapulta in un mondo sconosciuto, abitato da curiosi personaggi, a volte bizzarri quanto gli scrittori che frequenta.
Kawakami analizza l’animo di Natsuko e degli altri personaggi con precisione chirurgica e cii restituisce un ritratto inedito di una giovane donna giapponese contemporanea, con le sue paure, le sue incertezze, i suoi desideri. Qualcuno potrebbe obiettare che è questo che fa la letteratura. È proprio così, ma se si considera la riservatezza che condiziona l’espressione dei sentimenti dei giapponesi, non è così frequente trovare un romanzo nipponico che sa mettere a nudo l’animo umano come fa Seni e uova di Kawakami. Alla fine Natsuko per il lettore diventa una compagna di viaggio, un’amica che si ha voglia di ascoltare per condividerne le disavventure. E quelle 600 pagine scorrono veloci, proprio come è successo a me, e probabilmente anche a Murakami. Merito anche di Gianluca Coci, docente di Giapponese, che ha reso in un italiano avvincente un testo giapponese ricco di espressioni colorite e colloquiali (una per tutte: “le è venuta una faccia bianca come il verso della carta da origami”), un’operazione tutt’altro che facile. Chapeau all’autrice, e chapeau al traduttore, che ci consente di gustare nella nostra lingua un romanzo davvero sorprendente.