TI HO AMATA PER LA TUA VOCE di Sélim Nassib
“Ma chi è questa questa cantante? La Mina degli arabi?”. Ricordo di essermelo chiesto, nel 2001, quando mi sono iscritta al corso di arabo classico, un mese dopo l’attentato delle Torri Gemelle. Qualcuno dei miei compagni di corso ha citato Umm Kalthum (1886-1975) come la più grande voce del mondo arabo. Dico Mina perché ero andata a vedere una sua immagine: una donna d’altri tempi, con una presenza scenica, capace di dominare la platea per ore e ore con una voce che non si dimentica. Una diva, come Mina. Si capisce a prima vista, senza sapere niente di lei. Adesso c’è questo libro intitolato “Ti ho amata per la tua voce”, riedito da Edizioni e/o, a raccontarci questa donna egiziana immensa.
“Ti ho amata per la tua voce”, scritto dal giornalista e scrittore ebreo Sélim Nassib, di origine siriana e cresciuto in quella città cosmopolita che è Beirut, è un racconto immaginario in prima persona di un personaggio realmente esistito, il poeta Ahmad Rami (1892-1981), paroliere e autore di 137 delle 283 canzoni di Umm Kalthum. Non è un azzardo dire che senza di lui le canzoni della diva avrebbero avuto un sapore diverso. Lui sapeva infondere quel pathos, quella passione e quel sentimento che hanno emozionato non solo il pubblico egiziano, ma tutto il mondo arabo. Per decenni, il primo giovedì del mese dal Cairo a Damasco, da Tunisi ad Amman tutti si sintonizzavano sulla radio che trasmetteva in diretta il concerto di Umm Kalthum. Nella foto qui sotto, Ahmad Rami è sinistra della diva, sono all’inizio del loro lungo sodalizio professionale e umano.
Domanda numero uno: erano amanti, Ahmad e quella ragazza, venuta dalla campagna con il padre per intraprendere la carriera canora? No, e questo libro non racconta una storia d’amore convenzionale. Perché qualcosa che ha a che fare con una relazione profonda fra i due c’è stato. Lui adorava questa donna, la amava di un amore mai confessato. Era complice, fratello, amico. Ha seguito passo per passo la carriera di quella che nel romanzo chiamava “la mia contadina”, l’ha vista tramutarsi da giovane cantante in un personaggio, capace di stare per ore sul palco in abito di seta e ricoperta di gioielli, maestosa come Nefertiti. Umm Kalthum è stata l’Egitto, e questo libro – pur scegliendo un registro personale – lo racconta molto bene. È stata la “Stella d’Oriente”, il nome che il pubblico e la stampa le aveva dato quando aveva 30 anni.
Nell’Egitto di quegli anni, una trentenne era già moglie e madre. Invece, la diva disdegnava il matrimonio: era sposata con il suo canto, doveva onorare il dono che Allah le aveva concesso… Fatima, questo era il suo nome, si fa chiamare Umm Kalthum, la madre Kalthum, anche se non era madre di nessuno (da notare che nel mondo arabo le donne diventano Umm con il primo figlio maschio: Umm Said, per esempio, la madre di Said). Come il libro svela, Umm Kalthum era attratta dalle donne. Ma questo nell’Egitto di allora, e forse anche in quello di oggi, non si poteva dire. Pur restando legato al suo amore impossibile, Ahmad si sposa. E nel 1953, lo farà anche la diva, impalmando il suo medico. Aveva bisogno di una copertura, per acquietare pettegolezzi e potenti che la desideravano.
Corteggiata dai re, quando il vento cambiò divenne la diva del presidente Nasser che vedeva in lei la voce della rivoluzione da diffondere in tutto il mondo arabo (nella foto, al centro Gamal Abdel Nasser e alle spalle di Umm Kalthum un giovane Sadat). La nazionalizzazione, la fallita fusione con la Siria, la Guerra dei Sei Giorni… Seguendo le vicende della Stella d’Oriente, Nassib ripercorre la storia d’Egitto. Incluso il sostegno dato dalla diva alla causa palestinese. “Ti ho amata per la tua voce” racconta con delicatezza la storia del sodalizio fra due anime che, malgrado qualche rottura, è durato tutta una vita. E chissà se Rami è riuscito a ricongiungersi con Fatima-Umm Kalthum nell’altro mondo, “dove la relazione è più forte perché i corpi non esistono”.