VIJAY, IL MIO AMICO INDIANO: dal 13 febbraio 2014 al cinema
Vijay, il mio amico indiano (titolo originale: Vijay and I) è un divertente commedia degli equivoci di Sam Garbarski, che approderà nelle sale italiane giovedì prossimo, 13 febbraio.
Presentato a Locarno, il nuovo film di Garbarski (regista dello stupendo Irina Palm) gioca sul tema degli equivoci e della doppi identità (avete presente Dustin Hoffman in Tootsie?). Qui il gioco dell’identità sdoppiata non è sessuale, ma etnico. Moritz Bleibteu – che qui dà un’ottima prova di sé – è Will, un attore quarantenne scontento della vita. Ha una moglie, Julia (Patricia Arquette) e una figlia adolescente che quasi lo ignorano, ha poco successo persino come amante, e da ragazzo di belle speranze si è ridotto al ruolo unico di Badluck Bunny, un coniglio di pezza adorato dal pubblico e dai bambini, che gli ha stroncato la carriera… Chi mai darebbe un ruolo serio a un attore la cui immagine è associata a quella di un pupazzo?
In una fatidica giornata, la vita di Will è destinata a cambiare. Creduto morto in un incidente, Will si rifugia dal suo amico più fidato, Rad (Danny Pudi), un indiano che gestisce un ristorante ed è un artista nel supplire alla penuria di camerieri indiani, truccando dei sudamericani e spacciandoli per suoi connazionali…
Grazie al make-up di Rad, Will si spaccia per Vijay, un amico sikh del defunto, e da qui parte il gioco degli equivoci. Vijay diventerà quello che Will non è mai stato in vita sua: un uomo seducente (con sua moglie!), un brillante uomo d’affari, un saggio.
Certo, la sceneggiatura ha qualche punto debole. È paradossale che nessuno si accorga della somiglianza fra Will e Vijay, neppure i genitori di Will e la moglie Julia. Ed è paradossale il modo in cui viene smascherato (non lo diremo), o l’uso disinvolto delle carte di credito da parte di un “defunto” (in un’America dove qualsiasi mossa è tracciabile elettronicamente). Ma nell’insieme l’impianto tiene, Moritz Bleibtreu è perfetto nei panni del sikh e con barba, baffi e turbante acquisisce un particolare fascino, che normalmente non ha (il che lo rende ancora più credibile per questa parte).
La commedia (giusta anche come tempi: 96 minuti) regge il gioco, fa sorridere e riflettere su grandi temi: ci piacerebbe sapere cosa pensano veramente gli altri di noi? Ci piacerebbe essere, per un giorno, qualcuno diverso da noi? Con qualche ingenuità, Vijay ci aiuta comunque a farlo.