SEEDIQ BALE, vincitore ai Chinese Film Media Awards 12 a Taiwan
Ha vinto Wei Te-sheng con il suo “Seediq Bale” (“Vero Uomo”) il premio per il Miglior Film ai Chinese Film Media Awards, a Haikou (Taiwan). Una vittoria quasi scontata, per questo che è il film più costoso della storia cinematografica di Taiwan. A essere precisi, i film: si tratta infatti di due lungometraggi, per un totale di quattro ore e mezza.
All’ultima edizione del Far East Film Festival di Udine, ho avuto la possibilità di vedere la versione studiata per il mercato internazionale; un unico film (titolo inglese: “Warriors of the rainbow”) della durata di 155 minuti.
Personalmente adoro i film storici e di guerra, ma per l’argomento trattato il kolossal di Wei Te-sheng rimane un film difficile per i mercati occidentali. Al centro della vicenda narrata, l’epopea degli aborigeni Seediq – abitanti originari di Taiwan, presenti sull’isola ben prima dell’emigrazione cinese – nella lotta contro i giapponesi.
Nel 1865, l’isola di Formosa è ceduta con il trattato di Shimonoseki al Giappone. I giapponesi considerano i Seediq dei selvaggi da civilizzare. Sfruttati e sottopagati, gli aborigeni sono costretti a rinunciare alle loro usanze tradizionali, legate al mondo della caccia e della guerra. Con i nemici, infatti, sono implacabili e ogni guerriero deve conservare i teschi dei nemici uccisi.
Traendo spunto da un episodio storico reale, il regista racconta la rivolta del 27 ottobre 1930, in cui i Seediq di varie tribù capitanati dal vecchio leader Mouna Rudo (Lin Ching-tai) attaccarono la comunità giapponese durante una festa, trucidando 130 persone. Fin dall’inizio, è evidente che l’aggressione non servirà a liberare l’isola dagli invasori, numerosi e ben armati. I Seediq sono disposti a rinunciare alla vita, ma non alla loro dignità: il loro sacrificio sarà una dimostrazione di eroismo e coraggio. Mentre gli uomini combattono fino alla fine, le donne Seediq si suicidano, per non essere di peso.
Insomma, non sorprende che un film dai toni così patriottici abbia vinto. Tanto più che è molto ben confezionato, con scene d’azione realistiche e con un ritmo serrato.
Sul sito del film, una notizia curiosa. Il protagonista Lin Ching-tai – tenebroso e affascinante come un Marlon Brando – è veramente discendente di una tribù aborigena taiwanese, gli Atayal. Questo è il suo primo film come attore. Nella vita, è capovillaggio e pastore, ed è impegnato nella difesa del patrimonio culturale aborigeno.
All’ultima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, dove è stato presentato “Seediq Bale”, Lin Ching-tai aveva tutt’altro che l’aria del novellino. Ha calcato il red carpet con la sicurezza di un habitué… In effetti, Wei Te-sheng ha scelto bene: il film si regge soprattutto su di lui, che in ogni momento riesce a trasmettere l’autorevolezza e la sicurezza di un vero capo. Un vero Mouna Rudo!