MACEDONIA, una lite che deve finire
Mentre la Grecia è nel caos per la crisi economica, il settimanale bulgaro Kapital pubblica un interessante articolo che fa il punto su un’annosa questione che non c’entra nulla con gli ultimi fatti di cronaca, ma che travaglia Atene e uno dei suoi vicini da ormai un ventennio: l’ex Macedonia yugoslava – nota con l’acronimo di Fyrom – può usare il nome Macedonia nella sua denominazione?
Sono pronta a scommettere che ben pochi al di fuori dei confini ellenici e della vicina ex repubblica yugoslava ne hanno sentito parlare. Le mie origini greco-macedoni mi hanno spinta a seguire con curiosità l’intera vicenda. Da anni, Atene non vuole che Skopje usi il nome “Macedonia” – perché la Macedonia è una regione del nord della Grecia, con Salonicco come capoluogo, regione che ha dato i natali ad Alessandro Magno ed è di cultura e lingua greca fin dall’antichità classica.
Resta il fatto che la regione di Skopje si chiamava “Macedonia” quando era una repubblica yugoslava: ma ciò non dava fastidio, perché era solo un nome regionale all’interno di uno stato nazionale, la Yugoslavia. Ma quali sono i veri confini della Macedonia? È solo l’area del nord della Grecia, o si estende anche oltre il confine? A questa domanda la risposta è nella Storia, dapprima nella presenza dei due popoli (elleni e slavi) sul territorio in questione, poi nella storia dell’impero ottomano, che per secoli ha tenuto insieme etnie diverse senza individuare dei confini. E quando gli Stati nazionali nell’Ottocento si sono emancipati e li hanno pretesi, ci sono state varie guerre a modificare in continuazione la geografia dell’area.
Non è questa la sede per fare un’analisi storica approfondita. In questi anni, mi sono divertita – con un sorriso a volte amaro – a seguire su YouTube e su vari forum i dibattiti, gli insulti, le manipolazioni della Storia da ambo le parti per dimostrare la propria verità. Secondo alcuni video di Skopje, Alessandro Magno era un eroe slavo. A questi, altri video greci controbattono il contrario. Il tutto, con toni spesso aggressivi.
Ho accolto con piacere la notizia che nel marzo scorso il ministro degli Esteri greco, Dimitris Droutsas, si è dichiarato “non contrario” a risolvere la diatriba lasciando a Skopje l’appellativo di “Macedonia del nord”. Se Skopje accettasse, si chiuderebbe una disputa lunga come una vecchia telenovela brasiliana. La Macedonia ex yugoslava punta a entrare nell’Ue, la Grecia ne fa già parte: non è il caso di mettere fine a una querelle terminologica che assomiglia a una lite di condominio? Dovrebbe essere l’identità europea in primis, e poi balcanica, a far trovare dei punti di contatto. Smussando delle rivalità che non hanno più senso oggi, in un contesto dove la collaborazione, anche economica, nell’ambito della stessa area geografica diventa un punto di forza. Occorre trovare ciò che unisce, e non ciò che separa: entrambi i Paesi condividono, per esempio, una tradizione religiosa cristiano-ortodossa che affonda le radici nella stessa cultura. Sulle rive del lago di Ohrid, nei suoi splendidi monasteri, mi sono sentita a casa. Esattamente come in Grecia. Da macedone greca ma soprattutto da cittadina europea, questa mi sembra la strada giusta. Spero di non essere solo un’inguaribile ottimista.
to thema tis onomasias ton skopion ine ena thema arketa poliploko kai enas europeos pu den gnorizi kala tin istoria diskoleuete na to prosegkisi me efkolia…sixaritiria, to arthro su me liga logia kai xoris polemica eksigi gia to peritinos eprokito!
xeretismata apo enan collega fotogiornalista macedone greco di salonicco che vive a milano… 🙂