CELLA 211: il bene, il male e le scelte di un ragazzo normale in una situazione estrema

Domani esce nelle sale italiane distribuito da Bolero Film  CELLA 211 di Daniel Monzon. Un film che in Spagna ha vinto 8 premi Goya. Meritatissimi: 1 ora e 44 minuti di tensione, che intrattengono e fanno riflettere.

La storia: Juan Oliver (Alberto Ammann, al centro nella foto sopra)  è il classico ragazzo perbene che non trova lavoro, ha una moglie incinta e accetta un posto da secondino in carcere. Si presenta al lavoro il giorno prima, per familiarizzare coi colleghi e fare bella figura. Ma mentre visitano il settore più pericoloso scoppia una rivolta, Juan è colpito alla testa da un pezzo di intonaco proveniente dai lavori di ristrutturazione e il ragazzo si ritrova svenuto e solo nella cella 211. Il carcere è in mano a Malamadre (il bravissimo Luis Tosar, a sinistra nella foto), il leader dei detenuti. Juan si finge uno di loro per salvarsi la pelle…

Perché vederlo?
1. È uno spaccato interessante della vita carceraria. Intrattiene, non annoia, tiene col fiato sospeso. Fino all’ultimo. E non ricade nei soliti cliché, nella divisione fra buoni e cattivi, con uno scontato happy end.
2. Ha un risvolto psicologico intrigante sulle dinamiche di gruppo e la leadership. Juan ha la faccia da bravo ragazzo, ma trova il modo di imporsi su un branco di delinquenti pronti a sopraffarlo.
3. Il tema più avvincente: come reagisce una persona qualsiasi di fronte a una situazione estrema? Quali scelte porta a fare l’istinto di sopravvivenza? E quanto il concetto di bene e di male finisce per essere relativo al contesto che si sta vivendo? Non sveliamo nulla in più della trama – ma il film ispira allo spettatore queste domande. E alla fine ci si chiede quanto – al di là delle nostre scelte personali –  il destino decida in partenza per noi e ci spinga inesorabilmente nella direzione che vuole.

La sceneggiatura:
È ispirata al romanzo “Cella 211”, opera prima di Francisco Perez Gandul.

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