DONGRIA KONDH, un popolo e la sua montagna sacra

E meno male che esistono associazioni come Survival International a dar voce ai piccoli popoli che nell’era della globalizzazione sembrano destinati alla scomparsa o all’assimilazione forzata. Certo, di fronte a una crisi economica globale come quella che stiamo attraversando – con milioni di disoccupati ovunque – di fronte alle emergenze sanitarie, alimentari e di peacekeeping in molte aree del pianeta, la storia di qualche manipolo di indigeni suscita spesso reazioni di totale disinteresse (quando non viene espresso in modo diretto il solito “echisenefrega!”). Errore: preservare il manipolo di indigeni è nell’interesse di tutti. Non solo per una questione culturale (la diversità è una ricchezza!), ma anche perché questi piccoli popoli, perfettamente integrati nel loro ecosistema, sono inconsapevolmente in prima linea nella difesa di habitat ancora inviolati e degni di protezione. Vogliamo o no salvare almeno qualche area da un’umanizzazione rapace e devastratrice per le prossime generazioni? Personalmente spererei anche qualcosa di più di qualche “fazzoletto” di pianeta qua e là…

La vicenda dei Dongria Kondh – circa 8000 persone che vivono in un’area isolata dell’Orissa, in India – è emblematica. Unisce la sopravvivenza di una piccola tribù, che si autodefinisce “Jhamia” (protettori dei torrenti), a quella del loro ecosistema, minacciato dal colosso britannico Vedanta, che vuole estrarre la bauxite dalla montagna sacra di questa popolazione, il Niyamgiri. Per secoli, i Dongria Kondh hanno vissuto venerando questa montagna, traendo dalle sue foreste e dai suoi spazi tutto ciò che serve alla loro sopravvivenza. Nutrimento materiale e spirituale, dunque. Violentare la montagna con una miniera a cielo aperto di bauxite significa distruggere un intero ecosistema e condannare questo popolo alla scomparsa.

E chi mi venisse a dire che l’alluminio serve, rispondo: ricicliamo di più, produciamo di meno beni inutili. E’ questa la vera sfida: una crescita economica ponderata e più rispettosa delle risorse (che non sono infinite) e dell’ambiente, non una crescita economica tout court, che non ci porta da nessuna parte. Come consumatrice, me ne frego, per esempio, di bere una bibita in una comoda lattina di alluminio, se deve avere un costo ambientale e umano esagerato. Datemi una bottiglietta di vetro, care aziende, e apprezzerò il vostro impegno ecologico.

Per aiutare Survival: http://www.survival.it/popoli/dongria

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.