Il BUDDHA al Museo d’arte e scienza

Compie 20 anni il Museo d’Arte e Scienza di Milano, un piccolo museo privato nato per iniziativa di Gottfried Matthaes, collezionista di arte asiatica e africana ma anche appassionato cultore della scienza applicata all’arte. Basta fare un rapido giro fra le sale di Palazzo Bonacossa, in via Quintino Sella 4, per cogliere al volo il tema che è diventato la ricerca di una vita per Matthaes: come distinguere il vero dal falso nell’arte. Dal 1980, il fondatore del museo, fisico di formazione, si è cimentato nella ricerca un metodo più valido di quelli esistenti. Con un approccio didascalico, indirizzato ai non addetti ai lavori, Matthaes ha cercato di spiegare i “trucchi del mestiere” dei falsari, consentendo un approccio diverso e originale a un oggetto d’arte.

Gottfried Matthaes è scomparso da poco. I figli, proseguendo l’opera del padre, hanno promosso varie attività, fra le quali l’allestimento di un’interessante mostra sull’iconografia buddhista in Asia orientale, partendo proprio dalla collezione del museo. Inaugurata il 30 settembre scorso e aperta fino al 30 novembre  (con ingresso libero), la mostra rappresenta una duplice opportunità di conoscere la collezione di statuaria buddhista del museo e il museo stesso.

Curata dal gallerista Renzo Freschi, dalla prof.sa Marilia Albanese, direttrice della sezione lombarda dell’IsIAO, e da Rosella Marangoni, docente di cultura giapponese, la mostra presenta una selezione dei 150 oggetti di arte buddhista, quasi tutti acquistati da Matthaes durante i suoi viaggi in Asia negli anni Settanta. Sono oltre una sessantina i reperti esposti, provenienti soprattutto dalla Thailandia e dalla Birmania, con anche alcuni oggetti originari dalla Cina, dal Giappone e dallo Sri Lanka. Nella foto sopra, una pregevole testa lignea di provenienza cinese, epoca Song (XIII sec.), il periodo in cui la rappresentazione del bodhisattva Guanyin, la divinità della compassione, in Cina si assesta come figura femminile. Qui i tratti femminili non sono ancora marcatissimi, ma il volto sinizzato è già femmineo.

Fra i pezzi da segnalare, gli altarini portatili giapponesi di periodo Edo sono sicuramente curiosi e interessanti, mentre in ambito birmano è pregevole un Buddha assiso sul monte Meru, il centro dell’universo secondo la cosmologia buddhista, con i quattro continenti alla base – risalente al XVI-XVII secolo. Il Meru è l’asse cosmico, intorno al quale sono organizzati diversi sistemi di mondi che culminano, in cima, nel Trayastrimsa, il cielo delle 33 divinità.

Alla mostra, sono associati vari appuntamenti culturali (da prenotare), solitamente il martedì. Per il programma completo, consultare www.amicimuseoartescienza.org

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