LONDON RIVER di Rachid Bouchareb

Con due anni di ritardo, finalmente la Bim ha deciso di proporre anche al pubblico italiano questo piccolo gioiello, un film franco-inglese delicato e intenso tutto giocato sulle relazioni umane nell’era del melting pot. Da domani, venerdì 27 agosto, sarà nelle sale italiane “London River” del regista francese di origine maghrebina Rachid Bouchareb.

Faccio parte dei fortunati milanesi che hanno avuto l’opportunità di vederlo già lo scorso anno. Il film ha infatti aperto la 19a edizione del Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina (23-29 marzo 2009). E mi ha entusiasmata. Perché nella sua brevità (87 minuti) racchiude un’infinità di spunti e scorre veloce e intrigante.

La storia: il 7 luglio 2005 , come ricorderete, quattro bombe esplosero nel centro di Londra. Di quegli attentati si è riparlato poco, ma Bouchareb ne ha tratto spunto per costruire una storia originale. Elisabeth Sommers (Brenda Blethyn), una vedova inglese che vive su una delle isole della Manica e alleva asini, non ha più notizie della figlia ventenne che vive a Londra. Inquieta, parte per la capitale, va nel suo appartamento e avvia una ricerca per rintracciarla. La sua strada si incrocia con quella del musulmano nero Ousmane (Sotigui Kouyaté), vive in Francia. Anch’egli è a Londra per cercare il figlio, che non vede da anni. Tra incomprensioni e razzismo spicciolo (soprattutto da parte di lei), i due genitori scoprono che i due ragazzi si conoscevano e vivevano insieme… Senza happy end hollywoodiano.

Perché vederlo?

1- Per i due attori protagonisti. Brenda Blethyn e Sotigui Kouyaté sono fantastici. E’ un’occasione per rivedere soprattutto il grandissimo attore burkinabé, di origine maliana, scomparso nell’aprile scorso, all’età di 74 anni. per questo film, aveva vinto l’Orso d’Oro come miglior attore a Berlino nel 2009. Sotigui, che era venuto a Milano due anni fa, era un uomo eccezionale, proveniente da una famiglia di griot africani. Aveva lavorato anche con Peter Brook e Bernardo Bertolucci.

2- Per la sua estrema attualità: incomprensioni culturali, diversità, discriminazione sono i temi centrali di questo film tutto ambientato in un quartiere multietnico di Londra.

3- Rachid Bouchareb, che mi aveva già entusiasmata con “Indigènes” (2006), si conferma un ottimo regista e sceneggiatore. Speriamo che abbia l’opportunità di proseguire la sua ricerca!

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