STILL LIFE di Uberto Pasolini
È curioso che Still Life, il nuovo film del regista italiano trapiantato in Inghilterra Uberto Pasolini, esca il 12 dicembre, cioè giovedì prossimo (da Bim). In pieno periodo natalizio, il momento dei cinepanettoni e dei film formato famiglia. Una scelta controcorrente.
Perché Still Life è un film d’autore da cinefili. Un gioiellino costruito con cura per farci riflettere sui grandi drammi umani: la solitudine, lo sfaldamento dei legami sociali e familiari, la morte. La storia è quella di John May, impersonato da un perfetto Eddie Marsan, impiegato comunale londinese che si occupa delle esequie dei morti in solitudine, senza familiari. Metodico e puntiglioso quanto introverso, a prima vista May sembra un uomo scialbo che nasconde un’anima da psicopatico. In realtà, è solo un signor perfettino, che trae soddisfazione nel compiere bene il suo dovere. I morti gli riempiono la vita: cerca i loro possibili parenti, fa ricerche sulla loro personalità per offrire loro un’adeguata orazione funebre, si interessa a ogni dettaglio del funerale come se fossero suoi congiunti. Sicuramente tributa loro un’attenzione che va oltre il dovere professionale: May ci mette anche un po’ del suo cuore, che sembra non avere, dietro un’apparenza asettica e priva di ogni emozione.
Poi la scure del taglio dei costi si abbatte anche sul suo lavoro. Il suo ufficio viene assorbito in un altro reparto e di un dipendente così preciso e attento nessuno sa più cosa farsene. Dunque, licenziato. May non lascia trasparire alcuna emozione, ma si dedicherà al suo ultimo incarico con grande dedizione… Sarà il suo miglior funerale.
Marsan regge con abilità questo film che può sembrare un po’ claustrofobico, e che rimesta nelle paure di tutti, in primis quella di ritrovarsi soli da vecchi, in indigenza, abbandonati dagli amici e dai figli… Il personaggio di John May è speculare ai defunti che assiste. È un uomo di mezza età, ancora giovane, ma come loro è solo. Abita in un appartamento modesto e ripete ogni giorno gli stessi gesti e gli stessi riti, quasi a rassicurare se stesso di essere vivo, e che tutto vada bene. È un uomo che nel lavoro trova il perché della sua esistenza, come tante persone. Toglierglielo è come sottrargli la sua identità.
Con questi temi e con tutti i suoi funerali, la morgue, il cimitero, Still Life è un film crepuscolare, poco natalizio. Ma è una bella sorpresa, perfetta per chi ama atmosfere alla Kaurismäki. Geniale.