Il 27 novembre arriva il film JIRO E L’ARTE DEL SUSHI di David Gelb

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Joro Ono e il suo staff. Alle sue spalle a destra, il figlio maggiore Yoshikazu.

Vedete il signore anziano al centro della foto, con l’aria da monaco Zen? Si chiama Jiro Ono. Ha 85 anni ed è il titolare di un ristorante di sushi a Tokyo che vanta 3 stelle Michelin. Sono 75 anni che fa lo chef di sushi e vive il suo lavoro con uno spirito da samurai. È una sfida quotidiana a migliorarsi, a dare il meglio di sé nella sua arte. Per creare il sushi perfetto, quello che mangi una volta nella vita e non lo dimenticherai mai.

Il regista David Gelb gli ha dedicato un docufilm, Jiro e l’arte del sushi, che uscirà il 27 novembre prossimo in alcune sale italiane come film-evento con sushi-show e in dvd da Feltrinelli Real Cinema.

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Jiro al lavoro con il figlio Yoshikazu.

Il docufilm racconta la storia di Jiro, la sua infanzia interrotta precocemente dall’esigenza di lavorare, il rapporto con i suoi due figli – entrambi sushi chef, come il padre – la routine quotidiana del ristorante. E soprattutto la devozione quasi religiosa con cui si accosta, giorno per giorno, al suo lavoro. La ricerca del pesce ideale. L’attenzione a ogni ingrediente. L’ossessione per la perfezione estetica e sensoriale.

«Jiro è lo chef più severo con se stesso», commenta il critico gastronomico giapponese Masuhiro Yamamoto, suo grande ammiratore. «Assaggio tutto», dice Jiro. «E se non è buono, non lo servo». Attenzione, “buono” per Jiro vuol dire migliore dell’ultima volta: la tensione al miglioramento è continua. Jiro è un perfezionista. E il suo atteggiamento verso il risultato del suo lavoro è tipicamente giapponese ed emblematico degli shokujin (artigiani). Si migliora con lo sforzo continuo, ripetendo gli stessi gesti ogni giorno, senza stancarsi mai.

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Molto giapponese anche il suo rapporto con i figli. Il minore, Takashi, è uscito dalla sfera di influenza del padre, aprendo un suo ristorante. L’erede naturale era il fratello maggiore Yoshikazu e lui si è arreso alle regole familiari. Yoshikazu, a 50 anni, è ancora il numero due, lo chef subalterno del padre. Un ruolo difficile, che manderebbe molti occidentali dallo psicanalista (se non fossero usciti, da anni, sbattendo la porta, dal “regno” paterno, ribellandosi alle sue regole maniacali).

Il docufilm è anche un’occasione per imparare molto sull’arte del sushi. E per sorprendersi che nel microristorante di Jiro, da 10 coperti, con 30mila yen (221 euro) è possibile degustare il sushi più buono del mondo. Uno spettacolo per gli occhi e il palato che dura 15 minuti. Rendendo il Sukiyabashi Jiro – come dice Yamamoto – il ristorante più caro del mondo.

ps Se andate a Tokyo e volete prenotare, la lista d’attesa è di un mese!

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