UN MINUTO DE SILENCIO: la Bolivia in un docufilm

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È stato presentato ieri al Festival Internazionale del Film di Roma. e in anteprima alla sera a Milano, il docufilm Un minuto de silencio di Ferdinando Vicentini Orgnani. Una produzione indipendente che fa luce sugli anni più recenti di un Paese di cui sappiamo generalmente ben poco: la Bolivia. Il paesaggio andino, le tipiche donne indigene col cappello avvolte in coperte multicolori… Le poche immagini che abbiamo in mente sono legate all’immaginario turistico, ispirate dai cataloghi dei tour operator. Ma nel gennaio del 2006, è successo qualcosa che ha risvegliato la nostra attenzione distratta. Sui media è apparso il volto di tale Evo Morales, diventato improvvisamente presidente della Bolivia.

Morales_EvoUn volto diverso da quelli dei discendenti dei colonizzatori spagnoli, che tradizionalmente rappresentano la classe dirigente in molti paesi latinoamericani. Morales aveva un bel sorriso e lineamenti indigeni, legati alle sue origini Aymara. Come il suo vicino venezuelano Hugo Chavez, divenuto presidente prima di lui. Più o meno consapevolmente, molti occidentali liberal e democratici hanno provato un moto di simpatia verso un presidente che si presentava come paladino dei diritti della maggioranza indigena oppressa da cinquecento anni, e come difensore dell’ambiente.  Poi, tutti ci siamo più o meno dimenticati di lui e del suo paese, troppo piccolo e lontano, distratti da conflitti più vicini e dai guai di casa nostra.

Ben venga, quindi, Vicentini Orgnani  con il suo documentario, che indaga su quasi sei anni della più recente storia boliviana, dall’ascesa trionfale dell’uomo che rappresentava la speranza in un futuro migliore per i boliviani ai nuovi equilibri interni e al disincanto. Il presidente che aveva promesso di difendere gli indigeni l’ha fatto, ma solo con alcuni di loro. Quelli i cui interessi coincidevano maggiormente con i suoi: i cocaleros, nel cui sindacato ha militato ed è stato leader. Il risultato? Come ci racconta il regista in Un minuto de silencio, in nome della produzione non solo delle foglie di coca, ma anche della cocaina da esportazione, la coltivazione di questa pianta si è allargata a dismisura, con gravi danni per l’ambiente e per le popolazioni indigene, che si sono viste sottrarre e distruggere le loro terre. Certo, non tutto l’operato di Morales è negativo, altrimenti non sarebbe stato rieletto presidente, il 12 ottobre scorso, per la terza volta. La Bolivia sta vivendo un boom economico, la distribuzione della ricchezza è migliorata (anche se il 20% della popolazione versa in condizioni di povertà estrema).

Merita davvero di essere visto, il docufilm di Vicentini Orgnani, e speriamo che venga presto distribuito. È giusto informarsi e capire. Anche se rimane un po’ di amaro in bocca, perché la storia che ci racconta questo docufilm è l’ennesima parabola – e ne abbiamo viste fin troppe – del leader rivoluzionario osannato come un eroe,  che avrà anche fatto qualcosa di buono, ma che rischia di esser ricordato per aver tradito la sua promessa. Il rispetto dei diritti umani è il fondamento di qualsiasi governo democratico.

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