WE WANT SEX di Nigel Cole
La frizzante atmosfera dei Sixties, unita a un tema impegnato: la ribellione delle operaie inglesi della Ford, stufe di essere pagate meno degli uomini, pur svolgendo una mansione qualificata. È questo in sintesi lo spirito di “We want sex”, il film di Nigel Cole, presentato al Festival internazionale del film di Roma. Il titolo italiano gioca su un equivoco scherzoso – uno striscione che si piega, e non lascia vedere la parola successiva, “equality” – mentre quello inglese, “Made in Dagenham”, porta subito nel cuore della storia raccontata.
La trama: le 187 operaie dello stabilimento automobilistico di Dagenham scendono per la prima volta in sciopero nel 1968. Chiedono il riconoscimento del loro lavoro come qualificato e una paga uguale a quella degli uomini. A capeggiare la rivolta, c’è Rita O’Grady, una 30enne madre di famiglia e moglie di un operaio della Ford, che si improvvisa con successo leader sindacale. Gli uomini all’inizio le sostengono, ma man mano che il tempo passa e lo sciopero provoca la chiusura temporanea di tutta la fabbrica, l’atteggiamento cambia… I vertici sindacali, rigorosamente maschili, cercano di manipolarle. E c’è il ministro del Lavoro, Barbara Castle, che segue da lontano la loro lotta, che si tramuta in un vero braccio di ferro con l’azienda…
Perché vederlo?
1- Per scoprire un capitolo storico davvero poco noto. La lotta delle donne della Ford portò effettivamente il governo inglese a emanare nel 1970 una legge, l’Equal Pay Act, che fece da modello per tutte le normative europee in tema di parità salariale. Cole ricostruisce piuttosto bene la vicenda, ma lascia ampio spazio alla fiction: Rita O’Grady (Sally Hawkins), la protagonista, sindacalista improvvisata dal nome irlandese, non è mai esistita.
2 – Per fare un tuffo nel passato – che oggi appare da archeologia industriale – in cui gli stabilimenti occupavano aree vastissime e davano lavoro a 55 mila persone, sfornando mezzo milione di macchine all’anno. Era questa la realtà di Dagenham. Di fronte alle rivendicazioni delle operaie, il manager della Ford, appositamente giunto dagli Usa per gestire la crisi, minaccia il ministro Castle: se la rivendicazione non rientrerà, l’azienda andrà a produrre altrove… La Cina era ancora lontana, ma il concetto di delocalizzazione – che oggi ci è familiare – era già ben chiaro.
3- Per riflettere sul presente. L’eguaglianza retributiva fra uomini e donne, a parità di lavoro, è ancora lontana. Soprattutto in Italia. Il film di Nigel Cole, benché non manchi di stereotipi sulle incomprensioni più classiche fra sessi, è un’opportunità per riflettere sulla realtà attuale italiana, dove le donne in ruoli decisionali rimangono poche e le operaie – ammesso che ce ne siano ancora – ma anche le impiegate spesso sono le prime a essere rispedite a casa, di fronte alla crisi.