I misteri dei beni perduti della REGGIA DI COLORNO
Recentemente sono stata alla Reggia di Colorno, vicino a Parma, dove oltre a un magnifico giardino è possibile visitare la mostra “Le porcellane dei Duchi di Parma”, aperta fino al 19 settembre prossimo. In esposizione preziosissimi esemplari di porcellane utilizzati per i loro ricevimenti dal duca Filippo di Borbone e dalla moglie Luisa Elisabetta di Francia, figlia di Luigi XV, che a partire dal 1750 scelsero questa magione come loro residenza. Lei era giunta da Parigi con 37 vetture cariche di mobili, arazzi, specchi, porcellane, decisa a trasformare questa reggia di campagna in una piccola Versailles. Lavori eseguiti da prestigiosi architetti, come Alexandre Petitot, trasformarono l’ex residenza estiva dei Farnese in un palazzo alla moda, secondo lo stile francese del momento.
C’è da dire che già Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese, aveva svuotato in parte la reggia, trasferendo i suoi oggetti preferiti a Napoli. Ma con Filippo e Luisa Elisabetta Colorno aveva ritrovato nuovo fulgore, ma… Una serie di successivi passaggi di mano della proprietà fino a diventare alla fine una residenza sabauda riproposero il tema della spoliazione. Come racconta lo storico dell’arte Giuseppe Bertini, dal 1862 i Savoia non solo trasferirono i pezzi di valore in altre residenze, ma arrivarono a vendere sul mercato antiquario ciò che forse gradivano di meno. Il motivo? Fare soldi. Solo per citarne uno di questi beni: il sontuoso lampadario a 12 bracci in bronzo, creato da Jacques Caffieri, finito alla Wallace Collection di Londra.
Ho conosciuto Giuseppe Bertini alla presentazione della mostra: un elegante signore con aria distinta, espertissimo nella sua materia che, con un fiuto da Sherlock Holmes, è riuscito a rintracciare molti dei beni di Colorno venduti all’epoca dei Savoia. Alcuni sono rimasti in Italia, per fortuna: come una preziosa scrivania sita nell’appartamento della duchessa Luisa Elisabetta oggi usata al Quirinale dai presidenti della Repubblica. Bertini ha i suoi segreti: a Colorno c’era un inventario e ogni bene aveva un marchio, questo sistema aiuta molto a rintracciare gli oggetti perduti. Secondo Bertini, sarebbe fantastico riuscire a riportarne qualcuno a Colorno: ma i prezzi sono alle stelle quando vengono venduti alle aste internazionali. La proprietà attuale della Reggia è la Provincia di Parma, non un ricchissimo collezionista privato, purtroppo.
Una delle meraviglie del parco era la fontana di Plutone e Proserpina, in marmo, creata dallo scultore Giuliano Mozani intorno al 1720. “Beh, non si saranno venduti anche la fontana”, direte voi. Invece sì, ci sono riusciti.
Come mi ha raccontato Giuseppe Bertini, oggi questa fontana si trova nel parco di Waddesdon Manor, una delle residenze dei Rothschild, fuori Londra, acquistata alla fine del XIX secolo da Ferdinand de Rothschild. Non è l’unica. C’è anche la fontana di Tritone e delle Nereidi, sempre di Mozani, proveniente anch’essa da Colorno. Sono rimasta colpita dalla bellezza del parco di Colorno: è un vero gioiello, che vale la pena visitare. Chissà che meraviglia era, con queste due fontane che i nostri reali si sono vendute.
Info sulla mostra: www.reggiadicolorno.it
Crediti foto: ufficio stampa Esseci, Maria Tatsos, Waddesdon