Paese che vai, femminicidio che trovi: INDIA
È una bella fortuna in India nascere femmina in seno a una famiglia o celebre. La piccola Beti B, figlia degli attori indiani Aishwarya Rai e Abhishek Bachchnan – lei ex Miss Universo, lui figlio di Amitabh, la più potente star di Bollywood – avrà un futuro dorato, e possiamo scommettere che sarà presto rincorsa dai fotografi, come la figlia di Madonna o di Tom Cruise. Diamole solo un po’ di tempo: al momento, dovrebbe avere solo sei mesi.
Sorte ben diversa, invece, quella della piccola indiana Baby Radhika, la cui vicenda è rimbalzata nelle cronache internazionali (io l’ho letta sulla Bbc) la scorsa settimana. A ricordarci quanto è difficile nascere femmina, in India e non solo.
La piccola, di due mesi e mezzo, è stata salvata grazie al suo pianto. Il padre e lo zio, infatti, la volevano seppellire viva. Il becchino del cimitero di Pilkhua, nell’Uttar Pradesh, si è accorto che la neonata era ancora viva e ha avvisato la polizia.
Radhika, fortemente malnutrita, è finita in ospedale, mentre per il suo genitore assassino mancato si sono aperte le porte della galera. Perché prendersi questo rischio, vi domanderete voi, quando in India le neonate indesiderate vengono più comodamente uccise alla nascita, con la connivenza e l’omertà dell’intera comunità (che ha ovviamente visto la madre incinta)?
Nel caso di Radhika, il padre ha dichiarato di essere stato consigliato da un guru di seppellire viva la piccola, per assicurare fortuna e buona salute al prossimo nascituro, che ovviamente doveva essere maschio.
L’India e la Cina sono i due Paesi più popolosi al mondo dove le femmine –soprattutto nelle campagne – continuano a essere indesiderate. In Cina la situazione sta gradualmente migliorando: il processo di urbanizzazione e la crescita economica da boom hanno rivalutato il lavoro femminile. Con buona pace del culto egli antenati (che solo il maschio può celebrare, per tradizione). Le famiglie contadine hanno scoperto che anche le figlie possono essere una benedizione (economica) e contribuire efficacemente al budget familiare. Come ha raccontato Xinran in Baguettes chinoises .
In Italia, c’è poco da esultare. Agli inizi di maggio eravamo a quota 55 donne uccise dai propri mariti, fidanzati o ex, parenti e familiari vari. Il femminicidio è un allarme sociale non sufficientemente preso in considerazione. Al di là dei numeri e dell’età delle vittime, il femminicidio ovunque è l’espressione di una società profondamente sessista, dove la donna è percepita come un essere umano di serie B. Senza diritto di avere una volontà autonoma, e persino di esistere, se il maschio dominante non lo consente.