IL SILENZIO DEGLI ANGELI di Colosimo

Ci sono radici comuni fra la musica liturgica ebraica, araba e bizantina. Come potrebbe essere altrimenti? Le loro radici affondano nella stessa area geografica, spesso fra le stesse genti, appartenenti a credo diversi e poi sparse per il Mediterraneo, a diffondere la loro fede. Qualche anno fa, in occasione di un concerto di musica liturgica ebraica, sono stata “catturata” da questo tema, per un motivo del tutto emozionale: fra quelle note, ho colto sonorità analoghe alla musica bizantina, al cui ascolto sono abituata fin da bambina. Un ascolto passivo: per chi non conosce il greco bizantino, a volte è difficile comprendere i testi. Ma è quell’associazione di musicalità e parola, ripetuta e ascoltata all’infinito, a entrare nel cuore e nel sangue, diventando archetipo di preghiera.Mi sono imbattuta in questo libro, che sto leggendo adesso, a distanza di anni. Perché a volte sensazioni e riflessioni vanno lasciate sedimentare, come il vino buono, per vedere se con il tempo si affinano e si arricchiscono.

Jean-François Colosimo insegna teologia all’istituto Saint Serge di Parigi. E’ ortodosso, e insieme a Olivier Mille, per un documentario di Arte prodotto alcuni anni fa, ha ripercorso i luoghi dei 230 milioni di cristiani ortodossi.Questo libro, Il silenzio degli angeli, è in realtà, una raccolta di appunti di viaggio, con alcuni “dietro le quinte” del documentario. Mi sono da poco immersa nella lettura, seguendo Colosimo nel suo viaggio, ma mi ha già fatto entrare in quel tipico mood che tutti i bibliofili conoscono: quando abbandoni la lettura – per dormire, lavorare, fare altro – una parte di te soffre, perché vorresti proseguire la giornata al fianco dell’autore, seguendo le sue orme, fino alla fine del libro. Divorandolo, letteralmente.

Ho sofferto a chiudere il capitolo sui siriaci. Perché ho passeggiato di nuovo, grazie a Colosimo, fra le vie del quartiere cristiano di Aleppo, nella chiesa gregoriana armena dei 40 martiri, nella chiesa greco ortodossa e quella maronita… dove per la prima volta ho sentito la messa dal vivo in arabo. E poi a Maaloula, con la sua antichissima comunità di lingua aramaica, la stessa parlata da Gesù. Profumo di incenso, suoni e sonorità che ti riportano, come una macchina del tempo, a quando le prime basi della nostra identità religiosa furono gettate. Da appassionata di storia, adoro andare a caccia di simili segni del passato, chiudere gli occhi e lasciare che le parole di una preghiera o persino il vento che accarezza le rovine di luoghi come la chiesa di San Simeone lo stilita mi portino, con gli occhi dell’immaginazione, a vedere quello stesso luogo secoli fa.

Grazie. Colosimo. Il viaggio è appena iniziato. Appena avrò tempo, mi tufferò di nuovo nella lettura dei nestoriani. E mi pregusto i tuoi vagabondaggi culturali in terra russa, al Fanar di Costantinopoli, a Patmos, ad Alessandria d’Egitto, in Abissinia, a Salonicco… A caccia di segni che come un filo rosso uniscono, e non dividono, le tre grandi religioni monoteiste. Con le quali, da cristiana, sento di condividere un meraviglioso patrimonio comune.

Il libro: “Il silenzio degli angeli”, di Jean-François Colosimo, Jaca Book, € 13, 2004

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