Arriva PAULETTE, la nonna spacciatrice

paulette

Esce domani nelle sale italiane Paulette del regista e sceneggiatore francese Jérôme Enrico. Una commedia che per me è stata una bella sorpresa. Non è un capolavoro, ma è piacevole e soprattutto presenta una sceneggiatura originale e fresca. Il che non è poco.

È divertente anche la genesi di questo film, nato da un’idea di Enrico che è docente in una scuola di cinema. Un articolo di cronaca, scovato da una studentessa, raccontava dell’arresto di un’anziana signora nella banlieue che faceva la spacciatrice di droga, perché non ce la faceva a sbarcare il lunario con la pensione sociale.

Da qui il progetto di Paulette: lavorando su questo spunto, è nato il personaggio della protagonista, interpretata da un’ottima Bernadette Lafont, che nel film è una vedova, ex pasticciera, madre e nonna brontolona, ostile alla figlia, colpevole di aver sposato un poliziotto di colore. I casermoni di case popolari in cui abita sono il palcoscenico in cui si muovono giovani di origine straniera (per lo più, maghrebini) che fanno i soldi spacciando. E un giorno Paulette, stufa di ingannare il tempo giocando a carte con le sue amiche (delle quali una è affetta da un Alzheimer avanzato) e di stringere la cinghia per pagare le bollette, si rivolge a Vito, il capobanda. I ragazzi non la prendono sul serio, ma Paulette è astuta e testarda. Alla fine, riesce a entrare nel giro… Fino a diventare una potenza. Ma solo nello spaccio di cannabis: è una nonna, e con le droghe pesanti non vuole avere a che fare. Il business di Paulette, a un certo punto, ha un’interessante sviluppo, legato alla sua arte pasticciera… Ma non vi dirò di più.

Paulette è una commedia intelligente, con alcune buone battute. Offre un ritratto forse scontato e caricaturale dei teppistelli spacciatori di periferia, ma regge bene. Nel cast, una brava Carmen Maura nei panni di una delle amiche e un simpatico André Penvern nel ruolo di Walter, l’anziano dirimpettaio e spasimante di Paulette. Da vedere, per sorridere e per riflettere sui cambiamenti in atto in una società che invecchia ma offre sempre meno welfare ai vecchi e sempre meno opportunità ai giovani.

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